YANNICK MIRKO - I'd Rather Be In Space

24.11.2022

Una stanza buia con le tapparelle quasi completamente abbassate attraverso le quali filtra una tenue luce, un po' fredda. Non abbastanza per determinare che ora del giorno sia. Chi può dire da quanto tempo siamo sul quel letto, immobili a fissare il vuoto mentre nella nostra testa continuano a comparire immagini della nostra vita. 

Alcune sono tristi, dolorose e ci riportano alla memoria volti che abbiamo amato, emozioni che abbiamo vissuto e luoghi che abbiamo visitato. Chiudiamo gli occhi, solo per un altro po'. Non c'è niente intorno a noi, siamo soli coi nostri pensieri che danzano senza sosta dietro i nostri occhi stanchi. Il respiro è lento e regolare, il petto si muove appena come a sospirare sconsolato nel constatare la nostra fragilità emotiva e mentale. 

Tornano le immagini ed i pensieri, questa volta riguardano le cose che non abbiamo avuto voglia o modo di realizzare ed allora, in un impeto improvviso di adrenalina il nostro battito ha un sussulto ed accelera leggermente come in un piccolo attacco di panico per poi tornare al ritmo usuale, sempre lento, sempre uguale.

Questa scena triste e desolante e quello che ci viene in mente ascoltando il brano I'd Rather Be In Space di Yannick Mirko. Questo brano è uno strumentale incredibilmente toccante non solo per le sensazioni che ci trasmette, ma per la storia che racconta. L'artista che l'ha composta soffre di una malattia che non si riesce a diagnosticare e ci comunica lo stato d'animo dell'autore che nel titolo del componimento, preferirei essere nello spazio, sintetizza drammaticamente le emozioni che attraversano il suo cuore.


Il brano è costituito essenzialmente da una melodia di poche note, molto dolci che si ripetono in loop per tutta la durata della traccia senza risolversi. Di sottofondo sentiamo dei suoni che hanno una valenza simbolica estremamente forte. Uno di questi è un fruscio, simile a quello prodotto da un vecchio giradischi che per definizione ci porta lontano, indietro nel tempo.

Un suono davvero specifico che ha sempre avuto un significato un po' arcano, che ci conduce ad un passato non ben definito che viene spesso idealizzato nei ricordi e rimpianto con nostalgia. A questo suono che rappresenta quindi il passato, è accostato un altro elemento. Il bip intermittente di un macchinario ospedaliero che sposta il senso del brano al tempo vissuto in questo momento.

Attaccati ad una macchina da cui dipende momentaneamente la vita. Passato e presente quindi. Non ci sono riferimenti al futuro. C'è soltanto cosa siamo stati e cosa siamo ora.

Questa canzone colpisce in maniera davvero profonda e ci lascia con un senso di malinconia che perdura a lungo. Soltanto un grande artista può suscitare emozioni così intense combinando tra loro soltanto tre elementi che ci investono col loro carico simbolico e ci portano a pensare alla nostra vita e alla nostra condizione esistenziale fatta di dolori, meschinità e futilità.

A questo punto, come l'autore, anche noi preferiremmo essere nello spazio.