WOTTS - Garden

02.07.2023

Ognuno di noi ha bisogno di un luogo in cui rifugiarsi quando il peso della vita si fa troppo pesante da sopportare. Non deve essere necessariamente un luogo fisico, anzi, diremmo piuttosto che stiamo parlando di un posto nella nostra mente in cui possiamo esaminare con calma quello che sta succedendo e dove poter curare le nostre ferite. 

Un luogo in cui siamo noi i sovrani e quindi in cui possiamo decidere da soli e senza pressioni esterne quanto tempo e in che modo guarire. Molte persone raggiungono questo rifugio immergendosi nella lettura, altri praticando la meditazione e altri ancora trovano conforto e riparo nella musica. E' bello poter immaginare questo luogo dentro di noi come un giardino in cui non ci sono ansie e angosce e tutto è semplice.

L'introduzione di questo articolo ci è stata ispirata dall'ascolto dell'ultimo singolo dei Wotts intitolato Garden, ultimo tassello dell'EP omonimo contenente anche i due brani che lo hanno anticipato:Blue e Wheels. Con questa ultima canzone la band canadese completa la trilogia che segna una notevole svolta stilistica nel sound del gruppo che decide di affrancarsi dalla musica di ispirazione elettro-pop degli esordi per approdare ad un indie-pop maturo e personale.

Il disco che stiamo ascoltando è dominato da un'atmosfera di leggerezza sognante che emerge potente anche quando le canzoni affrontano argomenti di un certo peso. Una caratteristica di questa band infatti è quella di saper comunicare attraverso un linguaggio sia musicale che verbale molto confidenziale e pacato.

Nella canzone Garden si parla di quello a cui accennavamo nelle righe iniziali di questa recensione. Ossia della musica come rifugio dell'anima in cui curarsi, crescere e creare. La canzone ha un sound idilliaco, fresco e vibrante. Le chitarre che accompagnano il cantato non sono mai sopra le righe ed assecondano dolcemente le liriche del brano anche in sede di assoli, che risultano ispirati ed asciutti.

Il secondo pezzo è Blue e sembra la continuazione naturale della traccia che lo ha preceduto. In questo brano ritroviamo quel tipo di vibrazioni sognanti e positive che hanno aperto l'album. Il brano conclusivo è Wheel e stilisticamente si discosta un po' dal mood delle altre songs. In questo brano la band parla del concetto esistenziale di morte mostrandoci una visione non spaventosa di questo evento. La morte è la conseguenza inevitabile e naturale della vita a cui tutti gli esseri viventi sono destinati.

Il ritornello di questo brano suggerisce proprio questo, i suoi toni aperti ci spiegano che non dobbiamo temerla, ma accettarla come qualcosa che non possiamo cambiare. Soprattutto in questa canzone si sente l'influenza dei Beatles che emerge dalle progressioni armoniche utilizzate e dalle melodie che richiamano lo spirito spensierato del quartetto di Liverpool.

Con questo EP la band segna l'inizio di un nuovo percorso artistico che brilla per originalità e personalità, consigliatissimo!