WILHELM - The Creek

27.04.2023

Immaginiamo di inoltrarci in una fitta foresta alle prime luci dell'alba. La rugiada ha reso umida l'erba sotto i nostri piedi e una leggera nebbia sale dalla terra rendendo la nostra visuale poco chiara. Mentre camminiamo tra la vegetazione sentiamo il rumore dei nostri passi attutito dalle foglie. C'è una strana atmosfera, arcana, quasi mistica. Siamo avvolti in un silenzio innaturale rotto solamente dal nostro respiro e dallo scricchiolio dei rami in terra che si spezzano al nostri passaggio. 

All'improvviso ci tornano in mente le parole del nonno che ci raccontò che un suo amico, quando era giovane era impazzito dopo aver visto la sua immagine riflessa nel ruscello che attraversa quel bosco. A suo dire in quel torrente è possibile vedere la nostra anima e il suo amico rimase sconvolto da quella rivelazione. Finalmente sentiamo un rumore, sembra lo scorrere di un corso d'acqua...lentamente, ci avviciniamo...

Il racconto che apre questo articolo ci è stato ispirato dalle suggestive atmosfere del nuovo Ep di Wilhelm intitolato The Creek, un album di tre pezzi che segna il ritorno dell'artista dopo l'ultima uscita discografica datata 2020.
L'album contiene due versioni del brano The Creek (di cui una in chiave acustica) ed il singolo You Were There, Sweet and Kind. Il sound dell'album si muove su coordinate stilistiche che si ispirano al folk-rock e al grunge, con occhio alla musica elettronica.

Il primo brano inizia con degli scambi di accordi eseguiti dalla chitarra acustica. Dopo pochi secondi questo tema viene raggiunto da un accompagnamento di batteria elettronica che conferisce al brano un tono dark e innaturale. La voce del cantante ci appare timida, sommessa e esprimendosi con un registro basso e quasi sussurrato. Si sente l'influenza della musica elettronica anni '80, ma il tutto ci appare come filtrato attraverso una malinconia sconsolata che ha un qualcosa di esoterico e misterioso. Anche l'assolo di chitarra acustica sembra svilupparsi come sotto l'effetto di uno strano incantesimo. L'arrangiamento è minimale, ma di grande effetto.

Il secondo pezzo si apre con un intervento di percussioni elettroniche a cui segue un tema di chitarra eseguito in levare che crea un interessante andamento ritmico. Quando entra in gioco la voce siamo come presi per mano da una strana melodia che sembra rivolgersi a noi con un tono incuriosito, come per chiederci se vogliamo giocare con lei. Lo stile vocale mantiene il range espressivo dell'apripista, strisciando tra le note del brano quasi in sottovoce. 

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E' come se l'artista avesse voluto proporre una parodia inquietante e misteriosa di una canzone pop. Il saggio gioco di riverberi e di echi creano effettivamente un'ambientazione sonora disturbante (nel senso buono ovviamente) che affascina e cattura l'attenzione dell'ascoltatore che non può fare altro che assecondare l'andamento del brano con leggeri movimenti della testa.

Il pezzo che chiude questa trilogia è, come abbiamo già accennato, la versione in chiave acustica di The Creek. In questa nuova veste, se possibile, il brano assume un'aria ancora più intima e profonda. Riusciamo a sentire il fruscio delle dita durante il cambio degli accordi. E' come se l'artista fosse seduto davanti a noi con la chitarra in mano davanti ad un piccolo falò acceso nel cuore della foresta. Ci sentiamo come circondati da una profonda oscurità in cui tutto quello che riusciamo a vedere è il volto del cantante illuminato dal tenue bagliore del fuoco.

Davvero un EP di grande interesse in grado di instillare nell'ascoltatore un senso di angosciante ammirazione.