WE ARE TO BLAME - Duality I

27.11.2022

La musica Metal è una vocazione, un modo di essere e di pensare. La stragrande maggioranza di persone che ascoltano questo genere elitario vengono solitamente iniziate al culto del metallo da adolescenti. 

Il fatidico incontro può avvenire tramite un amico che ti coinvolge in questo mondo, possono essere i dischi di tuo fratello che risuonano a tutto volume dalla sua stanza o addirittura l'innamoramento può avvenire attraverso la colonna sonora di un film o una serie Tv (come nell'ultima serie di Stranger Things dove uno dei protagonisti suona Master of Puppets dei Metallica). Il punto è che chi abbraccia il metallo difficilmente riuscirà a farne a meno, anche in età adulta.

Esistono poi casi più particolari in cui l'incontro con questa musica avviene tramite un annuncio. La cantante Alice Hartvig che non ha mai avuto nulla a che fare col mondo dell'Hard Rock e del Metal si candida alla richiesta di un cantante per un progetto Heavy Metal. Così nascono gli We Are To Blame, una band dedita ad un vigoroso Power Metal dalle sfumature Prog ed incursioni nel Death Melodico.

La band svedese pubblica Duality I, la cui ottima fattura lo colloca qualitativamente al pari di lavori di formazioni già consolidate del panorama Metal. Il disco è composto da sei brani e si presenta con tutte le caratteristiche e particolarità che questo genere richiede. 


Aggressività, tecnica, melodia ed una voce versatile in grado di coprire range vocali decisamente ampi. L'album, che rappresenta l'esordio di questa band è stato anticipato dall'uscita di tre singoli che hanno aperto la strada a questo Ep.

Il brano che apre il disco è Breath e le carte vengono subito messe in tavola. La voce di Alice ci cattura nell'immediato ed il tessuto musicale non è da meno. Un pezzo bello forte e pompato che mette subito in evidenza tutto il potenziale del combo. Losing Rhythm, seconda traccia, presenta l'incursione di Johan Karlsson che con il suo Growl arricchisce l'impatto sonoro di questo brano.

My Release si mantiene sullo stile delle canzoni precedenti, ma osa di più con elementi elettronici che danno alla song un'impronta Industrial.

I brani The Change e Falling Down rappresentano invece l'anima più dark ed oscura di questo disco variando il mood dei brani che le precedono. Anche in queste canzoni non si può non apprezzare la voce di Alice che si muove con fare angelico in una tempesta di brutalità.

L'ultima traccia in lista è All I Want To Say che si apre con un intro di pianoforte e in cui figura anche una voce maschile "pulita" che duetta con quella femminile dando a questo pezzo un ulteriore svolta stilistica. La chiusura perfetta per un debut album vario e ottimamente realizzato.