UBIQUITY MACHINE - Radio

03.04.2023

Ogni nuova scoperta tecnologica è sempre stata accompagnata da diffidenza e sospetto da parte delle persone più conservatrici, che vedono in quella innovazione un mezzo di controllo delle masse sempre più sofisticato ed efficiente ad opera dei nostri governi. Se pensiamo a come le grandi dittature del '900 hanno sfruttato i mezzi di informazione per manipolare le notizie e consolidare il loro consenso dobbiamo ammettere che queste paure hanno un fondo di verità. 

La tecnologia presente nei nostri dispositivi consente effettivamente al governo e alle multinazionali di sapere tutto di noi: dal luogo in cui ci troviamo, alle ricerche che facciamo in rete, dalla destinazione dei nostri spostamenti agli acquisti eseguiti online. Accettando i termini d'uso di varie piattaforme siamo proprio noi a consentire il trattamento dei nostri dati personali e giorno dopo giorno limitiamo notevolmente quella che è la nostra privacy.

Le considerazioni in apertura di questo articolo ci sono state ispirate dall'ascolto dell'ultimo brano degli Ubiquity Machine intitolato Radio. La band è stata già protagonista di queste pagine in cui abbiamo parlato del loro singolo precedente, Hey You, che ci aveva letteralmente conquistato con il suo sound. Con questo secondo brano il duo artistico riconferma le nostre entusiaste impressioni consegnandoci un pezzo intenso ed intrigante.

Come suggerito dalla nostra introduzione, questo brano parla della privazione delle nostre libertà individuali e della nostra privacy ad opera dei poteri superiori che controllano la nostra esistenza. Il ruolo del Grande Fratello nella narrazione del brano è affidato alla radio e alle voci che fuoriescono dai suoi altoparlanti dicendoci cosa fare e cosa pensare. 

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Una ritmica country suonata da una chitarra dal timbro retrò apre il brano. Le percussioni hanno un suono fragoroso che scandisce il tempo in maniera severa. La voce interpretante ha un timbro tra il disperato e l'allucinato che sembra tirarci per i capelli e costringerci a guardare in faccia la realtà delle cose.

In modo del tutto inaspettato il ritornello del pezzo vira ad un tempo dance che invita a muoversi seguendo il ritmo, come ad intendere che il ballo è un dei frivoli intrattenimenti con cui chi governa distrae le masse. L'arrangiamento è molto accurato e la scelta dei suoni non è casuale, configurandosi come metafora di una realtà distopica che va consolidandosi di giorno in giorno.

Nella sezione del ritornello le parole insistono su come facciamo tutto quello che ci dice di fare la radio, denunciando un rapporto subordinato con essa che impedisce alle persone di usare il proprio cervello e di esercitare il libero arbitrio. Il sound originalissimo di questa canzone rende il brano particolarmente interessante e siamo convinti che i fans della band lo apprezzeranno molto.