THE OCCASIONAL ORCHESTRA - Urban Foxes
La Gran Bretagna, da un punto di vista musicale, può essere considerata una nazione pioniera. Ha dato natali a band e artisti che hanno davvero rivoluzionato il mondo della musica: dai Beatles agli Oasis, dai Queen ai Radiohead. Sempre della patria di re Carlo è originaria un'altra band che ha saputo creare un sound alternativo e capace di mixare più stili e generi musicali. Stiamo parlando degli Urban Foxes, band di Londra che ha lanciato l'album "The Occasional Orchestra", dal suono melodico memorabile che mescola psych-folk, indie rock e jangle pop.
L'album contiene 10 canzoni e la prima è "Cowboys", che cattura l'attenzione con la sua intro energica e con una miscela accattivante di percussioni e rumori di synth acuti e prolungati. Sulla canzone discende un'aura di mistero, mentre il basso con la sua profondità e il pianoforte con la sua fluidità, accompagnata dalle esuberanti corde della chitarra, liberano il loro groove.
Il secondo brano è "Too Much Wandering", che porta un'aria più leggera, vivace, allegra e anche ballabile. La voce del cantante si avventura in un ritornello-tormentone dalle sfumature power-pop, basate sulla vecchia musica di band come gli Who, i Beach Boys o i Beatles. Terza tappa "Small Boat", con un'introduzione molto accogliente dove la voce rilassata e rilassante del cantante danza sugli incantevoli accordi del pianoforte, creando un'atmosfera serena. Al minuto 0:44 arriva la svolta improvvisa, quando la canzone prende ritmo con l'entrata in scena della batteria. Con l'introduzione di percussioni leggere, suoni di basso e accattivanti strimpellate di chitarra, "Small Boat" si trasforma in un paesaggio sonoro coinvolgente e avvincente.
Il viaggio musicale prosegue con la romantica e orecchiabile "Full Moon over Sleeping" e con "Loneliest Day of the Year", un brano toccante con vibranti riff di chitarre su una sezione ritmica molto orecchiabile, sulla quale emerge il duetto tra il cantante solista e la melodiosa voce femminile che armonizza le emozioni ritratte e descritte attraverso la musica. Nel ritornello si canta di un amore lontano e si descrive il "giorno più solitario dell'anno" con testi intonati ricchi di sentimento che evocano un legame sincero. "Loneliest Day of the Year" ha un fascino tradizionale, intriso di country, dall'inclinazione lirica malinconica che si muove in una fusione allegra e scintillante di rock e folk.
Con "New Dark Age" l'ambientazione sembra farsi leggermente più oscura ma poi, in una sorta di compensazione musicale, arriva "Morning Star" col suo sound ritmato e vivace. L'ottava fermata del viaggio è "Glitter", un brano che risplende di sentimento e lirismo sincero. Con le sue melodie dolci "Glitter" incanta i sensi e crea da subito un'atmosfera morbida e delicata dove plana la voce del cantante che subentra in modo suadente accompagnata dalle note eteree della chitarra.
Dopo l'allegra e briosa "Albert Bridge" si arriva al capolinea, "Urban Foxes", l'ultimo brano che dà anche il nome all'album e che incarna l'essenza dell'intero viaggio musicale. La canzone si apre con una combinazione di dolci melodie di pianoforte, magnificamente intrecciate con incantevoli corde di chitarra e il sottile suono della batteria.