THE MILLER TEST - Double Country

06.10.2023

Di un avvenimento di solito esistono diverse versioni, tutte potenzialmente corrette. Quando per esempio, succede qualcosa di grosso a livello globale c'è una voce autorevole che fornisce una versione ufficiale di quell'accaduto. Contemporaneamente, però è probabile che ognuno di noi abbia una percezione diversa di quel particolare evento.

Ogni persona ragiona a modo suo e la sua reazione e interpretazione degli eventi narratigli è fortemente condizionata dalle sue personali credenze e ideologie. Per un singolo individuo esistono quindi soltanto due versioni possibili: quella ufficiale e quella personale che di norma non è condivisa dal "prossimo". Nella visione di insieme il mondo si presenta quindi attraverso questa duplice valenza semantica che ci fa diffidare del pensiero delle altre persone.

Quello presentato nell'introduzione di questo articolo è il particolare punto di vista espresso nelle canzoni contenute nell'ultimo album dei The Miller Test intitolato Double Country. In questa raccolta di undici brani troviamo canzoni che si presentano come di protesta, ma che vengono argomentate attraverso una soggettività che spesso trascende l'evento stigmatizzato in quanto tale.

La band londinese ci offre un affascinante viaggio, non scevro da polemiche personali, attraverso una vasta gamma di generi e di stili che trovano compimento nella loro visione d'insieme.

Il disco si apre con un'importante impronta di rock drammatico con il brano Crows Of The Scaffold. L'inizio del brano è cupo e oscuro, una voce bassa e cavernosa ci introduce in questo episodio ritmato che si ispira alla new wave anni '80 offrendoci un'interpretazione che ci ricorda personaggi come Nick Cave o Billy Idol.

Già col secondo brano, Like a Stranger, abbiamo un notevole cambio di passo con una canzone che attinge alle sonorità solari della synth-pop. Un ondeggiante ritmo reggae domina a sua volta il mood di Country Sleep.

I pezzi vantano un arrangiamento estremamente curato e anche la produzione è eccellente. Long Wrong Way è un'interessante e divertente mix di dance anni '70 e rock che aggiunge un'ulteriore nota di colore ad un album già largamente variopinto.

Sin In Question è una ballata vibrante dal gusto esotico che ci avvolge con la morbidezza della voce femminile che ci immerge in un'atmosfera sognante e rilassata. Con Quarantine Hotel ci viene offerto un brano in cui rock, blues e funky flirtano appassionatamente in amalgama coesa e compatta di grande effetto. Tennesse invece è un episodio di ispirazione country vivace e intenso nel suo romanticismo selvaggio impreziosito da armonie vocali e organo.

Narcotraficante è un brano di rock cadenzato e ruvido con accenni al country e alla musica dark anni '80. Fallen Leaves è un pezzo che pesca nel linguaggio vibrante della fusion-funky. E' incredibile la versatilità della band che riesce ad interpretare così tanti stili calandosi sempre nell'intenzione e nel mood più giusto.

Ci stiamo avvicinando alla fine del disco e la band continua a stupirci con nuove sfumature espressive come in Crescent Moon in cui vengono fuse insieme il punk-rock, il surf e dei cori gospel, con un risultato travolgente. L'ultima traccia è Country Blood, un brano rock in stile anni '80 in cui emergono elementi mutuati dal pop che rendono ancora più piacevole il sound del pezzo.

Un disco vario e fantasioso in grado di coinvolgere dall'inizio alla fine che ci sentiamo di consigliare a tutti!