STUTTERBOY - False Dam

11.04.2023

Girando per le strade di una grande città si può osservare un campionario molto ampio di umanità. Uomini in giacca e cravatta che si recano a lavoro in auto lussuose, persone povere che cercano nei cassonetti qualcosa di commestibile. La classe media arranca limitando giorno dopo giorno i propri consumi per far fronte all'inflazione galoppante. Nei giardini pubblici raggruppamenti di ragazzi annoiati che passano il tempo con lo sguardo fisso sui propri telefoni. 

C'è qualcosa che accomuna tutte queste classi sociali, un senso tangibile di inquietudine che serpeggia tra gli animi rendendo le persone dei freddi automi che replicano i propri gesti all'infinito. E' come se tutti continuassero a vivere le loro vite aspettando che succeda qualcosa. Nessuno sa esattamente cosa sta per accadere, ma tutti sperano che qualcosa ponga fine a quell'imitazione della vita che stanno conducendo.

Questo scenario di decadentismo moderno ci è stato ispirato dall'ascolto dell'ultimo singolo degli Stutterboy intitolato False Dam. La band di Brooklin ci consegna con questo brano una canzone ridondante e oscura che sembra volerci avvisare di un pericolo imminente. False Dam è il terzo singolo estratto dal secondo album di prossima uscita della band.

Il sound del brano è un'affascinante mistura di vari stili che confluiscono in un'unica traccia per regalarci un'esperienza sonora accattivante. Se dovessimo definire lo stile della canzone potremmo usare il termine gothic-punk-synth-wave. L'atmosfera del brano è pesante e asfittica. Un tempo lento, ma deciso di batteria si fa strada in modo maestoso tra vari suoni di tastiera che riempiono l'ambiente come nuvole di fumo nero. Quando la voce del cantante entra in scena gli elementi alleggeriscono il carico per mettere in evidenza il timbro basso e tormentato del vocalist.

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Ci sono molti richiami alla musica dark e post-punk degli anni '80 che contribuiscono ad alimentare quel senso di attesa disperata che permea la traccia. Assistiamo ad certa coralità nell'arrangiamento, soprattutto nel ritornello, simile al suono prodotto da migliaia di persone incatenate in un burrone che gridano per essere liberate.

Nella seconda metà del brano assistiamo ad un ottimo solo di chitarra eseguito con il wha-wha che collega il ritornello con la coda del brano.
La spina dorsale della canzone è rappresentata dai synth che dominano la traccia con le loro trame minacciose in cui gli accordi minori si susseguono creando l'effetto di un carosello ipnotico.

La produzione del brano è molto accurata e mira ad esaltare gli elementi più caratterizzanti della traccia ossia le voci e le tastiere che attirano l'attenzione con la forza di un buco nero. Assolutamente consigliato a tutti gli amanti del genere.