[SAMPLE_TEXT] - Poverty Dream

09.08.2023

L'economia dell'era moderna si basa sul consumismo. Questa folle ricerca della felicità attraverso i beni materiali ha avuto inizio con gli anni '60 ed il boom economico. Molti intellettuali dell'epoca avevano già ipotizzato a cosa avrebbe portato quella tendenza indotta alle masse di acquistare quanti più oggetti possibili come simbolo del proprio benessere economico. Il risultato di questo fenomeno possiamo vederlo nella società di oggi.

Le pubblicità continuano a proporre modelli di felicità basati sul possesso di determinati oggetti che siamo portati a desiderare ardentemente. La popolazione però è sempre più povera e per averli si indebita. Si chiedono prestiti in banca per andare in vacanza, acquistare un Suv o per comprare l'ultimo modello di I-Phone anche se non si hanno i mezzi. L'avere è diventato più importante dell'essere e la povertà è una condizione sociale assolutamente inaccettabile.

Le considerazioni di carattere sociologico che hanno aperto questo articolo sono ispirate all'ultimo singolo della band [SAMPLE_TEXT] intitolato Poverty Dream, un brano sperimentale a cavallo tra grunge, noise e jazz che affronta in maniera critica e sarcastica il consumismo, la politica degli inserzionisti e la plasmabile mentalità di chi vive in uno stato obbiettivo di povertà.

Il pezzo che stiamo ascoltando si propone infatti di gettare uno sguardo alla trappola economica realizzata dalle multinazionali che spaccia il possesso di beni di lusso come antidoto all'infelicità, precipitando la popolazione più insicura e vulnerabile in una frustrante condizione di bisogno indotto irrealizzato.

Il brano inizia con una possente rullata di batteria che porta ad un riff di chitarra dissonante eseguito sopra un giro di basso che procede a singhiozzi. Chitarra e basso si stabilizzano su un fraseggio all'unisono nella sezione seguente in cui la batteria decolla in modo definitivo.

Il sound del pezzo è destabilizzante. L'armonia del brano oscilla tra complicati accordi jazz e ruvide soluzioni rock. Il cantato entra in scena con un timbro vocale allucinato che declama i versi aspramente. La contemplazione del consumismo porta con sé una critica sociale molto forte che emerge dalle liriche del pezzo. Il brano è molto complesso e frazionato, diviso in diverse sezioni che si alternano senza soluzione di continuità. In alcuni frangenti ci sembra di ascoltare i Nirvana più rumorosi, mentre in alti abbiamo l'impressione di ascoltare le folli divagazioni dissonanti di band come i Naked City.

In questo apparente caos sonoro è possibile cogliere interessanti melodie vocali che si adagiano su strati e strati di confusione controllata. Nella seconda metà della traccia c'è una sezione strumentale in cui vengono eseguiti assoli e in cui possiamo apprezzare la chiassosa deriva sonora degli elementi che si trascina fino alla fine della traccia e che si chiude con vari rumori di sottofondo.

Il messaggio del brano è chiaro. Tutto quello che ci viene venduto è un sogno da poveri, non solo da poveri economicamente, ma poveri di spirito.