ROSETTA WEST - God of the Dead

01.08.2025

Sei mai andato nel mondo dei morti per poi ritornare nel mondo dei vivi?
Probabilmente no, è un viaggio che nessuno può fare.
E se ti dicessi invece che c'è una barchetta pronta ad attraversare il fiume infernale Acheronte, per poi riportarti nuovamente nel mondo dei vivi?
Già, proprio così! Quella barchetta si chiama "God of the Dead", un nome che è tutto un programma, l'ultimo album che emerge dal suolo underground del blues-rock dei Rosetta West.

L'album è un'odissea di 15 tracce che si muovono tra psichedelismo, esoterismo e misticismo e che esplorano temi come la mortalità, la mitologia e il desiderio esistenziale di viaggiare.
Da un punto di vista musicale l'album intreccia il blues rock con ritmi folk-world e paesaggi onirici frammentati.
Per tutta la durata "God of the Dead" cammina su una linea sottile tra rituali pagani e grintosa musica rock'n'roll.
Dagli elementi blues rock e turbolenti a ballate folk allegre e introspettive, fino ad esperienze sonore inquietanti e immersive: ogni traccia ha la capacità di sorprendere e di colpire duro.

L'album inizia con "Boneyard Blues", dalla struttura ritmica potente che coinvolge subito l'ascoltatore, rassicurandolo sul fatto che tutto quello che troverà sarà rock nudo e crudo, senza filtri e senza paracadute che attutiscono il volo pindarico nella musica pesante.
Le chitarre ipnotiche dominano la scena in "Underground", un brano emotivo che rende la trama dell'album più fitta e conduce l'ascoltatore in profondità nel mondo selvatico e meraviglioso dei Rosetta West.

Il ritmo cambia con "I Don't Care", un brano spensierato, scanzonato, ma soprattutto autentico.
Ma ascolta bene, perché sotto quell'allegria percepita si cela in realtà un dolore latente e strisciante.

"Susanna Jones" è invece una ballata struggente che si divide in due parti.
La prima è più struggente, mentre la seconda è intrisa di sentimento, con una strumentazione ai limiti dell'ultraterreno.

Degno di nota anche "Dead of Night", un brano ipnotico e introspettivo annunciato da voci morbide e tenere, melodie di pianoforti rilassanti e ritmi soffusi di tamburello.
È una delle canzoni più riflessive dell'album, parlando di un profondo desiderio, di un viaggio attraverso i sogni e la coscienza.

"Thorns of Beauty" ha un tocco poetico e tenero ed esprime in modo splendido e crudo il tema della solitudine.
Da menzionare l'assolo di pianoforte che si sente a metà canzone, a dimostrazione della grande versatilità del gruppo.

"Inferno" è come un ciclone nelle orecchie, mentre il gran finale è affidato a "Midnight", un'esperienza esoterica e sciamanica che introduce l'ascoltatore in un mondo magico, popolato da creature ultraterrene, dal suono inquietante e affascinante allo stesso tempo.

Se vuoi affrontare un viaggio blues-rock nell'oltretomba verso l'inferno e ritorno, "God of the Dead" è l'album che non puoi assolutamente farti sfuggire!