PATRICK COSTELLO - Borderline: Chaos at the Border

30.09.2025

Colpi di Stato telecomandati e studiati a tavolino, migranti respinti con gas lacrimogeni e muri che chiudono i confini, sbattendo le porte in faccia ai profughi che chiedono solo un futuro migliore rispetto a quello al quale sono stati condannati. Questa è purtroppo la realtà dell'America Latina, dove la povertà dilaga, mentre pochi potenti vivono nel lusso più sfrenato e nell'opulenza totale.

Uno squilibrio sociale ed economico che viene raccontato dai Knabokov Collective, guidati da Patrick Costello, nel loro ultimo brano Borderline, che lascia l'impressione di un fuoco contenuto, di una rabbia che cova ma che può esplodere improvvisamente in un incendio.

La canzone è introdotta dalle note di una chitarra spagnola, che evoca subito i paesaggi dell'America Latina accompagnando queste strofe: "Stiamo correndo per il confine ora, stiamo correndo per le nostre vite". Patrick racconta e condivide una storia emozionante e reale di sopravvivenza, mentre la tromba scintillante e le tastiere molto espressive emotivamente aggiungono ulteriori emozioni ad un brano molto carico politicamente.

L'energia fusion jazz-latin-rock dà un fascino antico e senza tempo alla canzone, mentre la voce appassionata di Patrick riecheggia concetti di dolore e resilienza. Desiree Jolly con la sua voce profonda aggiunge ulteriore calore ai cori, creando un paesaggio sonoro emozionale per il brano.

Da un punto di vista narrativo, Borderline analizza diverse tematiche, a partire dal colpo di Stato del 2009 in Honduras, sostenuto dagli Stati Uniti. Strofe come: "L'Honduras è la nostra casa, ma le gang controllano le strade. Il colpo di Stato ha rovesciato Zelaya, lasciando la gente in ginocchio" raccontano perfettamente le sofferenze causate dai regimi autoritari e dagli interessi imperialisti.

I Knabokov Collective puntano il dito anche contro l'amministrazione Trump e la politica immigratoria statunitense, che ha alzato muri al confine tra Stati Uniti e Messico. Eppure, come canta la band: "I muri non risolvono nulla, reindirizzano solo il dolore", una frase che sottolinea l'inutilità dei confini militarizzati e che denuncia il costo umano dell'indifferenza politica.

La canzone ci fornisce un'altra versione, più autentica ma anche più scomoda, della storia: se migliaia di persone si dirigono a Nord, succede perché le grandi potenze hanno seminato, decennio dopo decennio, il seme della violenza. La stessa America, pur essendo costruita sugli immigrati, chiude le porte quando questi le ricordano il prezzo da pagare per il suo Impero.

Borderline, accompagnata da un video che fonde poesia visiva e brutalità documentaristica, è un manifesto contro le ingiustizie, un promemoria che l'arte, quando radicata nella verità della lotta, può diventare un'arma. Un'arma che non uccide, ma che costringe ad ascoltare e che fa rumore.