
PATRICK COSTELLO - Baltimore City/Let the Brothers Breathe
"Non riesco a respirare" – questa frase, tanto cruda quanto brutale, è diventata purtroppo l'emblema della cieca e gratuita violenza della polizia statunitense, soprattutto quando arresta uomini afroamericani. Quella drammatica frase fu pronunciata da Eric Garner di New York, morto a causa di una presa illegale di un poliziotto che lo fece morire soffocato.
Purtroppo Eric Garner è solo uno dei tanti afroamericani morti per mano della polizia, che utilizza spesso e volentieri una violenza eccessiva, brutale, mortale. Tra loro possiamo ricordare Michael Brown, 18enne disarmato ucciso a colpi d'arma da fuoco da un agente di polizia a Ferguson (Missouri, agosto 2014), scatenando un'ondata di proteste e di indignazione in tutto il paese. E ancora Freddy Gray, appena 25 anni, morto a Baltimora nell'aprile 2015 per gravi lesioni spinali riportate dopo un arresto. Le loro morti hanno scatenato proteste da cui è nato il movimento Black Lives Matter.
Proprio a Eric, Michael e Freddy ha dedicato una canzone Patrick Costello, intitolata "Baltimora City/Let the Brothers Breathe". Ispirandosi alla tristemente famosa frase di Eric Garner, "I can't breathe", Patrick ha realizzato questo brano per trasformare la sua arte musicale in una forma di protesta, pacifica ma rumorosa, contro la brutalità e la ferocia della polizia statunitense.
"Baltimora City/Let the Brothers Breathe" dipinge un quadro vivido di quello che è successo, evidenziando quanto siano allarmanti le morti di afroamericani, spesso disarmati, per mano della polizia. Un uso indiscriminato della forza che si configura come vero abuso di potere. Questo brano funge da promemoria, per non dimenticare mai e per evitare che episodi del genere si ripetano. Patrick canalizza la sua arte verso un forte attivismo, capace di ridestare e tenere viva la coscienza collettiva.
Il brano cattura l'ascoltatore sin dalle prime note con chitarre dalle vibrazioni blues-rock, per poi espandersi in un paesaggio sonoro audace e dinamico. Patrick ha rivelato che la musica è ispirata a blues, R&B e rock del passato, includendo un ritornello che voleva essere "una sorta di slogan per chiedere che gli uomini di colore venissero protetti dalla violenza, dalla discriminazione e dal pregiudizio", radicati purtroppo nella cultura statunitense sin dalla sua fondazione.
Patrick ha voluto ringraziare i suoi collaboratori: Tommy Odetto alle chitarre, Tim Baker al basso, Desiree Joly alle voci di sottofondo e Ari Rios, proprietario degli studi Laughing Tiger. Con questa canzone Patrick ci ricorda che la musica può essere curativa e soprattutto può avere un ruolo chiave nell'attivismo e nella sensibilizzazione contro il razzismo e l'uso incontrollato della violenza da parte della polizia.