OCCURRENCE - Slow Violence
Quando nel 2020 la pandemia è arrivata ha colto tutti impreparati, sia i singoli cittadini che le istituzioni, che hanno dovuto affrontare una crisi senza precedenti nella storia recente del mondo. Al di là del panico e della paura contingenti quello che in molti hanno sottovalutato sono gli effetti psicologici a lungo termine che quel fenomeno avrebbe generato. Nessuno è stato più lo stesso dopo la pandemia.
In quel periodo di grande confusione e incertezza la gente ha sviluppato un senso di diffidenza verso il prossimo accompagnata da una paura più o meno inconscia di tornare a vivere una vita normale. Molte persone hanno vissuto quel periodo di ristrettezze sociali come un'occasione di migliorarsi, mentre una parte di popolazione si è chiusa a riccio abbandonandosi alle proprie psicosi. Per molte persone l'elaborazione di quanto accaduto è ancora in corso e non è facile dire quali saranno gli effetti negativi permanenti portati dall'emergenza sanitaria.
Le riflessioni riportate nell'introduzione di questo articolo sono state la scintilla che ha dato origine all'ultimo disco della band Occurrance che con Slow Violence ci consegna un doppio album di ventidue pezzi in cui il gruppo mette nero su bianco il turbinio di emozioni e sentimenti provati durante il periodo pandemico.
In questo monumentale lavoro la band riflette sulle esperienze collettive e traumatiche degli ultimi due anni con uno sguardo scevro da sovrastrutture formali in cui a parlare è l'anima ed il cuore dei componenti del gruppo.
Da un punto di vista musicale il linguaggio utilizzato nel disco è quello della musica elettronica che attinge a tutte le sfumature del suo repertorio per consegnarci un messaggio di catartica consapevolezza e rinascita. Il sound dell'album è apocalittico e si manifesta attraverso una grande varietà di suoni e di ritmi mirati a rappresentare la vulnerabilità e la fragilità umana in un affresco dai toni inquieti, permeatiti da una persistente volontà di liberazione.
L'operazione compiuta con questa raccolta di brani può essere vista come un tentativo di metabolizzare il trauma ed un modo per esorcizzare in maniera definitiva la paura e l'angoscia che ci hanno accompagnato negli ultimi due anni. Come riferisce la cantante ci troviamo al cospetto di un album che è difficile da ascoltare in cui la band ha affrontato temi mai trattati prima.
La grande vulnerabilità emotiva indotta dalla pandemia si riflette sulle canzoni del disco che parlano di fallimenti, dolori, gioia e sessualità. L'intero disco è permeato da un latente nervosismo che viene mascherato dalla scelta dei suoni (in particolare le tastiere) che appaiono volutamente caotici e confusi, come a creare una sorta di schermo che impedisca a qualsiasi cosa di entrare configurando così un sistema comunicativo a senso unico in cui la band butta fuori le negatività e la frustrazione.
Slow Violence è un disco in cui molti si riconosceranno, ma è un'esperienza di viaggio profonda che va consumata un poco alla volta e masticata con calma. Davvero un ottimo lavoro.