NIGHT TONGUE - The Flood (Dark Light Remix)

06.09.2022

Le rivisitazioni, di qualsiasi opera, provocano in noi un almeno iniziale singulto. "Sarà all'altezza? Verrà rovinato qualcosa che amo? Perché voler lavorare sopra a un prodotto che funzionava già benissimo?". 

È normale chiederselo, è normale approcciarsi con timore e dubbio. Poi capitano quei momenti, meteore di perfezione, a farti dire "Tutto è perfetto così". O, meglio, tutto è perfetto ANCHE così.

È il caso di "The Flood (Dark Light Remix)" del duo di origine australiana e ora stabilitisi a Los Angeles Night Tongue, a cui va il merito di aver fatto uscire dei pezzi trasgressive darkwave di rara bellezza e commozione: esattamente come l'originale "The Flood" (con un video strepitoso, una regia perfetta, angosciante e dark) che grazie alle sue chitarre cupe e minacciose e ai bassi incredibili ti avvolge in una storia inquieta e disperata, ma anche salvifica e battagliera; la storia di chi non si spegne senza lottare, anzi, brucia solo di più. Anche nella sua luce nera.

Andrew Dalziell (chitarra, voce, batteria) e Carisa Bianca Mellado (basso, voce, synth) hanno creato un remix spoglio, crudo, che si regge quasi interamente sull'elegante e struggente voce di Carisa. In sottofondo, note di pianoforte e un sintetizzatore sottile, quasi a ricordare la colonna sonora di un film horror. 

Proprio a questo viene da pensare durante l'ascolto: di star ascoltando una colonna sonora maestosa e al tempo stesso fragile, intensa e scorata. 

Quando entrano in scena gli archi, sentiamo l'opera vibrare di eccitazione e profondità, cui si unisce il riverbero dei colpi di rullante per accompagnarci all'acme della tragedia in atto e riempire il remix. Perché sì, stiamo assistendo a una tragedia. Ed è bellissimo.


The Flood (Dark Light Remix) porta in sé elementi di shoegaze e goth, è cerimoniale e intima, deve esserlo per poter raccontare una storia di morte e di afflizione, in cui si accetta il destino per quello che è e si riscopre ancora una volta che solo nei legami con le altre persone si può trovare salvezza e requie per i propri demoni interiori ed esterni.

Questo remix funziona, funziona benissimo, fa scaturire nuova arte dall'arte, e il merito principale va alla bellezza della scrittura e della composizione nell'opera originale. Da ascoltare rigorosamente uno accostato all'altro per goderne appieno, ma in momenti diversissimi: questo remix va lasciato fluire da soli, al buio, per lasciarsi avvolgere e travolgere e cercare respiro insieme alla voce della sfortunata protagonista.

I forget my name

Inside

Dark light

I'm breaking

I'm waking up again