MOTIHARI BRIGADE - Algorithm & Blues

22.09.2022

Così come l'utopia presenta un mondo perfetto e idealizzato, la distopia ci presenta un futuro in cui si avvera il peggior scenario possibile. Il genere distopico è estremamente affascinante e acuto, disperato e tremendamente pessimista. 

È una forma di letteratura che mira a metterci in guardia da ciò che potrebbe accaderci, ipotizzando per noi dei possibili mondi fatti di sofferenza e dolore (e spesso indicandoci le basi che hanno reso possibile ciò che viene raccontato nel "nostro" mondo reale e contemporaneo). 

È una critica sociale feroce, arrabbiata, estremamente politica. È un genere da maneggiare con cura, come suo massimo esponente ricordiamo George Orwell. E, soprattutto, è una tematica difficilissima da trasporre in musica.

Ma è quello che fa la band di Bloomington Moithari Brigade, che presenta il secondo album in studio dal titolo "Algorithm & Blues". Fuoco freddo e ghiaccio bollente, queste sono le prime impressioni che vengono in mente quando si pensa alla loro musica. Il loro nuovo album è composto da 13 tracce che abbracciano una moltitudine di sottogeneri e stili. 

La sezione predominante degli ottoni e dei fiati dell'album ha dato delle forti vibrazioni ska punk e reggae-rock fusion. Una chitarra elettrica da defibrillatore, ritmi tachicardici al basso e la batteria sotto stimolanti; tastiera, corno e arrangiamenti vocali stratificati; ecco come si combinano gli elementi per produrre la magia di un gruppo indie rock che batte su tutti i ventricoli. 

Dodici brani originali e una cover ci regalano una colonna sonora vigorosa per il reality show distopico che ora condividiamo tutti amaramente.

La title track "Algorithm & Blues" rende giustizia a tutta l'esaltazione per questo nuovo album. Trombe, sax e un grande riff blues rendono l'atmosfera subito groove, l'apertura dell'opera racchiude la loro idea di musica e lirica con un brivido musicale che si ha quasi il timore reverenziale di approfondire. "Reality Show", la seconda traccia, accoglie l'incursione del reggae. La satira contro le verità supposte dei mass media ha un ritmo semplice e ciclico, che non ha bisogno di nient'altro.


Tornando invece a un suono molto rock blues, arriva "The Party Is Over", in cui parte vocale e strumentale lavorano in contrapposizione per attirare davvero la nostra attenzione. 

La loro traccia successiva è stato un singolo popolare, "Rock-n-Roll Thoughtcrime", con un ritornello swing e l'aggiunta di svolazzi. I Motihari Brigade sanno come mantenere il dramma nella loro musica, e come farcelo seguire. "Identity Theft" ci accompagna verso un blues lento, con una narrazione che mette in luce classici distopici come "1984" (di Orwell, appunto) e sulla potente distrazione del male. 

"Be Free" ha una struttura portante soft rock che aiuta davvero ad alterare l'allineamento dell'album, con lick e salti eccentrici. "Minefields and Downfalls" prosegue questa sezione più morbida dell'album, con un riff elastico e dolce. I Motihari Brigade ricordano a se stessi di diffondere un messaggio autentico in termini di impatto e influenza. 

"Disintegration Blues" ha dietro un lavoro ritmico funky che lo rende irresistibile. "We Are the Germs" altera la voce e ottiene un suono davvero unico, sparando la traccia con un cannone.

"Too Big to Fail" rompe l'immagine delle corporations e dei prestavolto fittizi manovrati da anni da abili burattinai. Ci ricorda con un certo nichilismo di avere aspetti della vita completamente dominati da una finzione assertiva. 

"Revolution Rock" ha un nucleo blues molto presente, con un riff discendente un ritornello memorabile. Il suono della chitarra flangiata si distingue e lascia spazio solo ad alcuni momenti salienti della voce. 

L'album si chiude con "Morningstar", brano soft rock che è perfetta rappresentazione di un suono completamente nuovo, da esplorare. 

Dipingere l'immagine di un mondo attraverso la musica, ecco cosa è stato fatto con Algorithm & Blues: un album completo e appagante con una miriade di suoni, strutture e stili.