MORTAL PROPHETS - Down On Me

21.07.2023

Mentre siamo sdraiati sul tappeto al centro della nostra stanza mentre ascoltiamo vecchi vinili sul giradischi ci ritroviamo a pensare a quella musica che esce dagli altoparlanti dello stereo. Il suono degli strumenti e la qualità delle registrazioni ci fanno tornare alla mente le immagini viste in centinaia di film e documentari ambientati e girati negli anni '60 e '70. 

Tutto allora era completamente diverso e non possiamo non immaginare quella musica e quei testi come lo specchio di un'epoca così agitata da rivolte sociali e dalla rivoluzione dei costumi. Nelle nostre divagazioni mentali ci chiediamo che tipo di musica avrebbero realizzato quegli artisti, con la loro personalità e sensibilità, se fossero vissute ai nostri giorni. La musica è molto cambiata nel corso dei decenni, ma le problematiche sociali e culturali che hanno spinto gli artisti dell'epoca ad esprimere la loro opinione sono ancora in circolazione.

L'introduzione di questo articolo ci è stata ispirata dall'ultimo singolo di John Beckmann che con il suo progetto musicale Mortal Prophets ci consegna una versione disturbante e contemporanea del classico brano Down On Me reso popolare da Janis Joplin e dai Big Brother And The Holding Company. Down On Me è un brano tradizionale degli anni '20 che rivive in questa versione nuova ed originale che possiamo definire drammaticamente attuale.

Uno scricchiolio inquietante di synth apre il brano in modo esplosivo catapultandoci in un contesto cyber ed ipnotico dominato da una potente cassa che batte i colpi con foga. Le tastiere eseguono un tema schizofrenico e pulsante che trascina l'ascoltatore al cospetto della prima strofa. Quando la voce entra in scena il suono del brano si amplia maggiormente indirizzando l'accompagnamento delle tastiere su toni acuti volontariamente stridenti.

Il groove del pezzo è inarrestabile, martellante come il suono di un rave party in un asilo nido. La voce è bassa e si ispira all'emissione profonda dei cantanti new-wave anni '80, in quel tipico sound che richiama alla mente scenari distopici di distruzione e degrado. I bassi grossi e ritmati vengono raggiunti dalle note di una chitarra elettrica distorta che va a saturare lo spettro sonoro della traccia.

In questa versione dei Mortal Prophets scorgiamo la volontà di John Beckmann di rendere assolutamente personale questo vecchio canto di liberazione aggiornandone i suoni in funzione di una simbologia temporale minacciosa ed intensa. Il suono della band stravolge, decostruendolo, il linguaggio originale del brano trasformandolo in un pezzo oscuro su cui incombe lo spettro di una predizione malevola. Questo brano prende in prestito l'essenza di quel canto di libertà anni '20 per consegnarci una creatura indipendente che si nutre dello stesso sentimento.

L'ennesimo colpo messo a segno da una personalità eclettica e visionaria. Un ascolto assolutamente consigliato.