MISANTHROPIC THERAPY - Realm Of The Absurd

25.09.2023

Immaginiamo un mondo in cui un conflitto nucleare ha portato alla quasi totale estinzione del genere umano. In questo scenario apocalittico esistono ormai solo tribù di nomadi che si spostano portando morte e distruzione nei pochissimi villaggi rimasti ancora in piedi.

Questi predoni vagano assetati di sangue tra la neve ed i ghiacci perenni che ormai ricoprono gran parte del pianeta. Ogni casa sarà distrutta e nessuno sulla loro strada rimarrà in vita. Questa è l'era dei barbari e ormai vige soltanto la legge del più forte. Ogni giorno su questa Terra potrebbe essere l'ultimo.

Lo scenario immaginato nell'introduzione di questo articolo ci è stato ispirato dalla violenza sonora del singolo di debutto dei Misanthtropic Therapy intitolato Realm Of The Absurd. In circa tre minuti e mezzo la band canadese ci travolge con il suo black metal di altissimo livello che non ha nulla da invidiare alle migliori formazioni nord europee.

Il brano si apre con un frenetico fill di batteria che ci butta senza riguardi all'interno di un ritmo serratissimo su cui echeggia un potentissimo scream. Le chitarre disegnano una melodia trillata cupa e minacciosa mentre impazza un blast beat macina ossa che procede senza sosta.

Il sound del pezzo è crudo ed incredibilmente violento, evocativo di un aggressività musicale devastante che non lascia scampo all'ascoltatore. La tecnica strumentale della band è elevatissima ed i passaggi risultano puliti e chirurgici. Dopo una variazione su degli stop il tempo sembra rallentare senza perdere però la sua ferocia espressiva.

La strofa si sviluppa su un rallentamento pieno di groove che ci rigetta velocemente in pasto alla furia che si scatena sulle pelli della batteria. Una dimensione da incubo in cui passaggi ultra veloci si alternano a parti slow pesanti come macigni che ci costringono ad un head-banging rompicollo. Le melodie delle chitarra tagliano l'aria con la loro inquietante cadenza creando un'atmosfera simile ad una bufera di neve che ci sommerge con il suo pungente gelo che viene dal nord.

Nella seconda metà della traccia c'è una sezione in cui il pezzo vira verso sonorità più simili al trhash offrendo una variazione molto interessante in termini di narrazione. La struttura della canzone mette in evidenza una scrittura asciutta e senza fronzoli che colpisce per la sua efficacia. La coda del brano è affidata ad un growl violento e profondo che ci tormenta fino alla fine della traccia che sfuma nel silenzio artico.

Un debutto straordinario che ci ha totalmente convinti. Up the horn!