MAD PAINTER - Illusion

26.11.2022

C'è una fiaba della nostra infanzia che parla di un pifferaio che viene chiamato a suonare le sue melodie per ipnotizzare i topi che infestano la città e condurli sull'orlo di un burrone al fine di precipitarli in mare e ripulire la città dai dannosi roditori. 

Una volta svolto il suo compito il pifferaio chiede al sindaco il compenso pattuito, ma egli rifiuta di onorare la sua parte di patto cacciando di fatto il musicista che decide di vendicarsi esercitando l'influenza della sua musica per trascinare i bambini del villaggio allo stesso burrone e fargli fare la tragica fine dei topi.

Questa introduzione frutto di reminiscenze infantili non ha davvero a che fare col brano che stiamo analizzando, ma la melodia e le note ascoltate in questa strana canzone hanno le stesso effetto del flauto del Pifferaio Magico. Ti catturano all'istante e ti trascinano in un mondo surreale in cui non capisci come ci sei arrivato, chi ti ci ha portato e soprattutto dove diavolo ti trovi.

Il brano non a caso si chiama Illusion ed è l'ultimo singolo della band Mad Painter. Il gruppo che stiamo prendendo in esame è un bizzarro quintetto di Boston dedito ad un intrigante rock psichedelico profondamente radicato nella tradizione dei tardi anni '60 e primi anni '70. In piena era Hippy, quando la musica era libera espressione della mente, svincolata dalla morale borghese ed assolutamente incline al sesso libero ed all'uso indiscriminato di droghe psicotrope atte a spalancare le porte della percezione.


In questo contesto Vintage si colloca il brano in questione che è accompagnato da un video promozionale altrettanto in sintonia con quel periodo magico per la musica, che furono gli anni dell'amore libero.

Nel video del brano la band esegue la canzone su un palco allestito per l'occasione sfoggiando un look alla Austin Power che definire eccentrico sarebbe poco. La canzone si muove su un tempo dinamico e galoppante e la musica trainata dall'evocativo suono dell'Hammond scorre tra suggestioni a cavallo tra il prog-rock dei sessanta e la psichedelia più sfrenata.

Sembra di ascoltare gli Iron Butterfly jammare con gli Uriah Heep in preda ad un folle trip. La canzone scivola via come il burro e nella sua parte conclusiva si congeda con una "lotta" di assoli a cui ad una frase dell'organo risponde il solo di chitarra, entrambi suonati con notevole gusto, come a chiudere ad imbuto la folle spirale sonora in cui ci siamo cacciati quando abbiamo deciso di ingoiare la strana pillola che ci è stata offerta durante il concerto.

Assolutamente folli e coinvolgenti, un vero Trip!