LOKKISKOTT - Deep Inside

05.09.2023

Quello che si nasconde nel nostro Io più profondo è una materia oscura insondabile in grado di far crollare come un castello di carte tutte le nostre certezze, soprattutto quelle che riguardano noi stessi e l'immagine che abbiamo cercato di dare alla gente.

Cosa scopriremmo su di noi se potessimo scendere abbastanza a fondo da leggere in modo chiaro l'origine delle nostre sensazioni ed emozioni? Perché ci comportiamo in un certo modo? Perché soffriamo per alcune cose e non per altre? Cosa nasconde quella furia cieca che a volte si manifesta in noi in maniera così violenta e inaspettata? Quello che è sepolto deve rimanere tale e guai allo sventurato che oserà valicare quel limite.

Le parole in apertura di questo articolo ci sono state ispirate dall'ascolto del singolo di debutto di LokkisKott intitolato Deep Inside. Lachie Alford è l'artista che si cela dietro questo pezzo sperimentale in cui vengono esplorati i territori più oscuri della nostra mente, progenitori dei nostri istinti. L'ascolto di questo brano equivale a scoperchiare il vaso di pandora facendo fuoriuscire quanto di più oscuro ci possa essere in una persona.

Il brano inizia con delle note di chitarra acustica che si alternano in un moto perpetuo giocato tra armonici e corde a vuoto, creando un'ambientazione fredda e riflessiva che cattura immediatamente l'attenzione dell'ascoltatore. Un forte colpo di cassa determina l'inizio del pezzo vero e proprio dando lo start ad una ritmica di chitarra acustica su cui il cantante inizia la sua narrazione.

La linea vocale è solenne e viene interpretata in modo inquieto, a rappresentare la profondità dei pensieri oggetto dell'indagine. Improvvisamente sentiamo emergere una componente emotiva rabbiosa che grida le sue ragioni alla luce di quelle riflessioni. Lachie riesce a passare in modo naturale da toni aggressivi ad episodi intimi e introspettivi mostrando un notevole controllo del suo mezzo espressivo.

Mentre il pezzo procede sentiamo emergere una venatura gotica nell'arrangiamento costituita dalle trame tessute dalle voci che si producono in cori profondi e intensi. La voce è la vera protagonista della traccia. Sono davvero molti gli stili vocali che riesce coprire il cantante nella sua performance.

Tra questi spiccano il growl e lo screaming che fanno incursione in modo terroristico nell'ambientazione minimale della traccia. Poco dopo la metà del brano tutto si ferma e riascoltiamo il tema introduttivo che questa volta viene contaminato da un urlo roco e persistente degno della migliore tradizione Black Metal.

La nuova strofa è cantata con un timbro strozzato che ricorda lo stile vocale di Dany dei Cradle Of Filth. Riparte l'accompagnamento di chitarra acustica mentre il cantante grida come un pipistrello impazzito che cerca una via d'uscita.