LANGUAGE GAMES - Vignettes For A Sad Life

16.11.2022

Quando un artista prende le proprie esperienze di vita, sensazioni, pensieri e li mette dentro una canzone, queste sensazioni improvvisamente non diventano più sue. Appartengono al mondo.

Questo non significa che li abbia persi, ma che la sua arte farà in modo che chiunque possa riconoscersi in quei pensieri e quelle esperienze e che possa farli propri.

E' proprio questo ciò che accade con l'album di esordio di Language Games, alias Kurt Gottwald.

Direttamente da Praga e con origini asiatiche e americane, Kurt ci presenta Vignettes For A Sad Life: un viaggio all'interno di una serie di avvenimenti dove in appena cinque canzoni chiunque si sente "preso in causa" in qualche modo.

Tale è l'abilità dell'artista, prendere situazioni di vita vissuta che potrebbe essere stata vissuta da chiunque ascolti uno dei suoi brani e renderla ballabile, trascinante seppur oscurata da un velo di malinconia che regala, del resto, il titolo all'album stesso.

L'apertura con Mr Ego è un brano camaleontico che ricorda una malinconica canzone d'amore accompagnata da chitarra e voci dolci, eppure la sua insidia viene nascosta all'interno delle liriche, portandoci a chiedere se davvero il protagonista è semplicemente parte di un amore non corrisposto o se è rapito dal suo stesso io narcisistico.

Bandit è il perfetto mix tra una luce fredda e spettrale che lascia intravedere una piccola luce alla fine del tunnel: i fantasmi del proprio passato sembrano allontanarsi grazie alla voce calda e rassicurante che si rende protagonista del brano, in una promessa velata che garantisce un ritorno alla normalità e al calore a dispetto del dolore del passato.


Killing Fields rappresenta, secondo me, la vera abilità di Language Games nel raccontare storie dove chiunque può riconoscersi: i ritmi quasi oscillanti e la voce melodica raccontano di ciò che facciamo ogni giorno in qualsiasi parte del mondo: corriamo contro il tempo. E il tempo riesce sempre a superarci, come se fossimo al centro di una giostra e non riuscissimo a scendere per prendere fiato.

Symbiotic Love ci lascia preda di un brano rilassante, che suona come una ninnananna ma ancora una volta, la genialità dei testi di Kurt Gottwald ci stupisce: è come se potessimo decidere noi il tema.

L'amore struggente e la mancanza sono per una persona? Per un oggetto? O forse per una sostanza che ci permette di fuggire via dai problemi della vita?

Non c'è una risposta a queste domande, se non la totale libertà d'interpretazione di cui veniamo investiti all'ascolto.

Xanax Holiday racconta tramite la morbidezza onirica della melodia un sentimento di torpore di cui ancora una volta siamo noi ad avere la libertà di decisione sulla sua provenienza: che sia una sostanza o una sensazione.

Queste cinque tracce rappresentano il primo mattone di quella che sembra essere una promettente carriera, considerata l'abilità di Language Games di raccontare e raccontare noi stessi attraverso le sue canoni. Un inizio con il botto!