KYLA TILLEY - Bloom and Grow

19.08.2022

Nel film Alice in Wonderland, tratto dall'omonimo e famosissimo romanzo di Lewis Carrol, il Cappellaio chiede ad Alice se per caso non fosse diventato matto. La giovane protagonista delle vicende incantate risponde, con estrema dolcezza: "Temo di sì, sei assolutamente svitato. Ma ti rivelerò un segreto: tutti i migliori sono matti."

Ascoltare Bloom & Grow, il nuovo e secondo album della cantautrice canadese Kyla Tilley, fa sentire un po' così: matti, e consapevoli della fortuna di esserlo.

L'accostamento con le vicende del Paese delle Meraviglie è spontaneo e inarrestabile già dalle prime note: le melodie di questo album sono trasognanti e vibranti, le sonorità incantevoli, ed estremamente sensoriali, selvagge e avventurose. Il talento underground di Kyla Tilley è una porta spalancata su un regno di fantasia: a noi non resta che caderci dentro (rigorosamente a testa in giù).

Insomma, che sia per andare a caccia di Ciciarampa o per recarsi a un'esibizione live in un pub jazz e underground, l'effetto che produce l'ascolto di Bloom & Grow è il medesimo: partire per un'avventura e una scoperta, fuori e dentro di noi.

L'album si apre con Bloom & Grow, canzone che dà il titolo a tutta l'opera. In questo brano la chitarra elettrifica e la batteria scandisce un ritmo sostenuto e incalzante, quasi invitato a proseguire l'ascolto, ad andare avanti (è tardi, è tardi sai). La canzone appare tuttavia misteriosa, quasi imperscrutabile, grazie alla voce bassa e profonda di Kyla Tilley e al suo sapiente uso del solfeggio.

L'opera prosegue fra richiami soul, giri di chitarra dolcissimi e cadenzati, ritmi grezzi bilanciati da una voce piena che crea frammentazione per poi ricomporre. Ascoltiamo così Swimsuit & Axe, The League e Garden Wish, quest'ultima caratterizzata da un ritorno delle percussioni ancestrali di Bloom & Grow.


Poco prima di metà album, giunti ad Apathy, ci lasciamo incantare dal featuring con OrangeG, la cui voce si accosta perfettamente a quella di Kyla, compensandosi e arricchendosi vicendevolmente.

Anche Shoe Shopping: A Poem nasconde una sorpresa, questa volta nel testo. È una delle poche canzoni al mondo a parlare di...scarpe. Meravigliosa metafora del cammino della vita, delle scelte che intraprendiamo e di dove ci portano, le scarpe sono rappresentate come il frutto proibito: invitanti e pericolose, esattamente come le possibilità di cammino che abbiamo davanti a noi.

Il brano seguente, I Am Chaos, è un punto di rottura musicale e della lirica: i suoni si fanno più duri, il testo scava un po' più a fondo e affronta le incertezze del domani e la tematica della famiglia. È proprio l'elemento del caos, l'abitudine caotica, a mandare in frantumi il sogno idealizzato di una perfezione irraggiungibile (e forse nemmeno voluta, proprio come nel viaggio di Alice).

Dal brano The Dragon e fino alla chiusura dell'album le sonorità sono molto più groove rock, con una predominanza della chitarra elettrica e il richiamo potentissimo al tema del viaggio e dell'introspezione.

È Song Like John a chiudere l'opera, con un'energia estiva e leggera e un'emotività tracimante e ricca. Come spesso accade, è l'amore a chiudere tutto, a restituire senso e speranza. La sensazione conclusiva, terminato l'album, ci viene ancora una volta descritta alla perfezione da Lewis Carrol.

"Per quanto tempo è per sempre?"

"A volte, solo un secondo."