JULIET CALLAHAN - Heal

07.09.2023

Se è vero che il progresso tecnologico ha da un lato semplificato la vite delle persone, dall'altro le ha rese fredde e poco empatiche, quasi prive di sentimenti. Ci nascondiamo dietro gli schermi dei nostri smartphone dai quali pretendiamo di intessere relazioni vere con il prossimo. Qualsiasi cosa vediamo nei nostri schermi ci appare come irreale e distante ed abbiamo la sensazione di non provare più niente.

L'infelicità delle persone che leggiamo sui post in internet non ci tocca e non riusciamo a capire se le nostre frequentazioni online sia reali o frutto di una simulazione di socialità che non ha nessun effettivo riscontro con la vita vera. Questa tendenza sta sfuggendo di mano e quello che dovremmo fare è mettere il telefono a faccia in giù per disconnetterci da quel mondo e ritornare a quello reale.

L'introduzione di questo articolo prende spunto dall'ultimo brano di Juliet Callahan intitolato Heal. In questo profondo brano elettro-pop la cantante parla di guarire da quella socialità malata che ci ha reso tutti così distanti e diffidenti verso il prossimo.

Il brano si fregia di sonorità all'avanguardia frutto di un uso dei sintetizzatori originale ed eclettico che risulta affascinante e incredibilmente coinvolgente.

Il brano si apre con delle voci di sottofondo da cui emerge lentamente un suono di basso profondo, intenso e strisciante che si insinua nelle nostre orecchie in modo contagioso. La voce sensuale di Juliet si inserisce su questo substrato vibrante che sembra colpirci allo stomaco come violenti calci.

C'è un'atmosfera pesante che grava sul brano, come un pesante apparecchio elettronico che ci minaccia con i suoi cigolii metallici. Un tempo lento e irregolare accompagna il cantato. I suoni si manifestano attraverso improvvisi scatti simili alle interferenze radio che disturbano la trasmissione. Il ritornello acquista stabilità narrativa dopo una pausa brusca delle percussioni.

La linea melodica è struggente e le parole del testo ci parlano del disagio di non sentirsi in sintonia con un mondo virtuale che ha perso qualsiasi traccia di sincerità e spontaneità. Chi può dire cosa è vero e cosa no? Quello che ci colpisce maggiormente in questo brano è il complesso e creativo arrangiamento simile a chiazze di colore.

La traccia appare frammentata, interrotta in vari punti da pause e suoni che appaiono in modo quasi schizofrenico come a rappresentare l'inconsistenza e l'inaffidabilità di quel mondo virtuale che simula la vita vera. I suoni scelti per questa traccia sono incredibili e riescono a dipingere alla perfezione la dispersività del mondo digitale che ci investe con milioni di informazioni e stimoli che non sortiscono però su noi nessun effetto, ma che al contrario anestetizzano il nostro sentire.

Una traccia spaziale stupendamente realizzata che rappresenta una notevole innovazione nel mondo dell'elettro-pop.