GLASS CABIN - GLASS CABIN 2

12.11.2023

Ci sono dei giorni in cui senza un vero motivo ci sentiamo inquieti e a disagio. Ci aggiriamo per casa come fantasmi imbronciati e siamo riluttanti a parlare. Il tempo fuori dalla finestra è incerto e sospeso tra il tenue bagliore di novembre e qualche nuvola sparsa da cui fa capolino un sole pigro.

E' uno di quei giorni in cui sarebbe meglio non uscire di casa e rifugiarsi in attività distensive come la lettura o la musica. Così accendiamo lo stereo e cerchiamo il sound più adatto per quello strano mood autunnale: qualcosa che ci consoli, ma che abbia quel tipo giusto di vibrazioni per sedare i nostri nervi scossi. Inseriamo il disco nella piastra e ci sediamo in poltrona. Il mondo per oggi farà a meno di noi.

Le parole che aperto questo articolo sono state ispirate dal sound dei Glass Cabin che con il loro ultimo album intitolato semplicemente Glass Cabin 2 riescono ad incarnare quella particolare sensazione di malessere mentale indefinito che si prova quando si agitano in noi sentimenti contrastanti che vanno dalla malinconia ad una riflessiva introspezione.

L'album contiene otto brani il cui genere di riferimento è uno straordinario mix di folk americano, rock, blues e country che si amalgamano insieme per raccontare storie di vita e di esperienze umane. La band di Nashville è composta da Jess Brown e David Flint che mettono la loro esperienza ed il loro talento al servizio di questo avvincente progetto musicale.

Il primo brano è I Wanna Live che con il suo tocco folk/country ci da le prime coordinate musicali del disco. La traccia che segue è Weary Man che fonde a meraviglia blues e rock in un pezzo martellante ed energico. Con Closing Down The Bars abbiamo una ballad folk dai toni malinconici che vengono enfatizzati dalle coinvolgenti liriche che narrano di cambiamenti e transitorietà. Sam Shepard Play si apre con una ritmica di chitarra acustica cadenzata che introduce ad un pezzo introspettivo in cui la roca voce del cantante disegna melodie intense e nostalgiche.


L'album è caratterizzato da un'impronta vecchio stile di grande effetto che riesce a catalizzare l'attenzione dell'ascoltatore attraverso la magia ipnotica delle sue melodie. Travelling Man è l'esempio perfetto di quel potere magnetico del blues che monopolizza i nostri sensi. Con Some Kind Of Love si registra un lieve cambio di passo con un'intensa incursione nel pop che abbraccia le atmosfere di matrice folk.

I Don't Mind The Rain mantiene una certa affinità pop con il brano precedente. Il sound di questa traccia ha un approccio più morbido grazie anche ad un pianoforte profondo e romantico. Il pezzo che chiude l'album è Damn Myself, una ballad dai toni agrodolci caratterizzata da una spiccata e rilassata vena intimista e riflessiva.

Un meraviglioso e profondo viaggio all'esplorazione della complessità dell'animo umano.