FAUSTO BIZZARRI - Amy W.

03.11.2023

Nel mondo del rock esistono alcuni artisti che sono riusciti a cambiare il volto della musica nonostante abbiano vissuti pochissimi anni, ventisette per la precisione. Quello che la stampa ha cominciato a chiamare il Club 27 comprende artisti geniali e rivoluzionari morti giovanissimi e all'apice del loro successo.

Anche se le leggende metropolitane vorrebbero gli appartenenti al club complici di un patto col demonio in realtà i loro decessi sono avvenuti principalmente per l'abuso di alcol e droghe, ma anche per suicidio o incidenti. Robert Johnson, Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Kurt Cobain e Amy Winehouse sono le personalità appartenenti a questa cerchia di geniali e sfortunati artisti che sono stati a tutti gli effetti delle pietre miliari del Rock.

E' proprio all'ultima star entrata nel club 27 che Fausto Bizzarri dedica il suo ultimo singolo intitolato Amy W. 435 Hz. Il brano è una composizione strumentale per solo pianoforte con cui l'artista celebra quello che sarebbe stato il quarantesimo compleanno di Amy Winehouse se fosse stata ancora viva. Anche questa composizione di Bizzarri è stata realizzata in collaborazione con l'etichetta italiana Artisti Online di Marco Gatti che ne ha curato il master.

Il brano si apre con una breve frase ripetuta più volte che ha in sé come un seme di malinconia, ma che allo stesso tempo appare fiera e solenne. Dopo questo incipit siamo accolti da una melodia che procede con passo volutamente incerto, come se stesse cercando un suo tempo espositivo.

I bassi marcano con forza gli accenti del brano intessendo un dialogo con le note cantanti che sembra quasi conflittuale. E' come se ognuna delle due parti volesse prevalere nella narrazione. Le melodie si intrecciano, a volte scontrandosi ed altre invece cantando quasi all'unisono.

Riscontriamo una certa drammaticità nelle note di accompagnamento, come se volessero infondere all'intero brano un sottobosco oscuro che nella nostra interpretazione rappresenta il lato "maledetto" di Amy Winehouse, quella parte tormentata della sua personalità che l'ha portata alle dipendenze e alla prematura scomparsa.

Nonostante questa vena cupa e riflessiva percepiamo una tendenza alla leggerezza ed al lirismo delle note alte che si sollevano nella seconda metà del brano verso un'espressività sfuggente e rarefatta. La parte finale del brano espone un momento più descrittivo e lineare in cui la "faida" tra la mano solista e quella di accompagnamento sembra essere cessata in favore di un dialogo armonioso che chiude la traccia in modo stoico, lasciando risuonare nel vuoto le ultime note.

Un magnifico tributo ad uno dei migliori artisti dei nostri tempi.