
ELEPHANT RUN - Leftover Land
Ci sono magnifici ossimori nella lingua parlata di tutti i giorni, o che sono stati utilizzati in film, pubblicità, slogan e poesie. Qualche esempio? Lucida follia, silenzio assordante e illustre sconosciuta. E poi ce n'è un altro che calza a pennello con la band di cui parleremo oggi: ghiaccio bollente!
Il gruppo che voglio presentarti si chiama Elephant Run ed è composto dalla cantante svedese Amanda Wahlström Plantin e dai suoi collaboratori brasiliani Ladislau Kardos, Fernando Coelho e Renato Cortez.
In questo strano quartetto, nato durante la pandemia, si fonde la malinconia nordica e lo spirito caldo brasiliano, che danno vita a un sound unico e originale che ha trovato il suo pieno sbocco in "Leftover Land", un album eccentrico, sfacciato e con una sua identità ben precisa.
In ogni canzone riecheggiano le note di veri giganti della musica, dagli Os Mutantes ai Radiohead fino a Bjork, ma gli Elephant Run non si fermano mai ad un solo genere, riuscendo a mantenere un sound tutto loro e perfettamente riconoscibile.
Questo strano viaggio musicale, tra la freddezza nordica e il calore sudamericano, inizia con "Hanoi", dove risuona un sound vintage che ricorda vagamente lo psychedelic rock degli anni '60.
Il secondo brano è "Autophobic", dove spicca la voce fluida, sicura e intrisa di soul di Amanda.
"Make It Real" è alimentato da una performance vocale appassionata e melodie coinvolgenti, un brano intimo che si muove leggero come una piuma.
Con "We Are Heroes", un vero viaggio mentale che dura 9:05 minuti, gli Elephant Run percorrono territori più atmosferici, a tratti quasi inquietanti, che sembrano richiamare le atmosfere dei Radiohead in "OK Computer" e con qualche slancio verso la musica ambient.
Degno di nota è anche il quinto brano, "Urubu", con un tocco di brio romanticamente retrò, dove le voci e le chitarre sono perfettamente sincronizzate.
"Pega Mal" è una canzone che si abbandona volutamente al caos, dove la voce è mezza ubriaca (con un rutto nel mix!) per un'esperienza d'ascolto strana e giocosa.
Quando pensi di aver sentito ormai tutto, arriva "Your Head First", che spiazza nuovamente l'ascoltatore e porta l'album in una nuova direzione, con una strumentazione più pesante e inquietante, pur mantenendo lo stesso coinvolgimento.
L'eco finale dell'album è "Utsålt", che fa calare il sipario con una strumentazione strutturata, melodie potenti e testi stimolanti.
"Leftover Land" è una testimonianza musicale di come i sogni possono riprendere vita proprio quando erano sul punto di essere seppelliti.
Gli Elephant Run sono un gruppo che non segue le tendenze, ma le idee, e in un periodo in cui la musica sta diventando sempre più piatta, sono una boccata d'aria fresca sul palcoscenico musicale mondiale.