DISTORISE - Flow Of Time
L'osservazione di un fenomeno naturale o di uno catastroficamente artificiale compiuto per mano dell'uomo, viene effettuata attraverso la singolare prospettiva di chi impotente, subisce in maniera passiva lo sviluppo ed il divenire dei fatti. Il tempo che scorre lento ed inesorabile tessendo la sua tela in modo silenzioso e costante, carica di ansiose aspettative l'osservatore che non potrà compenetrare il senso di quel disegno se non alla fine di quel macchinoso processo evolutivo.
Un'atmosfera pesante e minacciosa incombe su colui che si trova costretto ad attendere pazientemente che tutti gli elementi in gioco si dispongano come in un allineamento cosmico che designa l'ora zero di una nuova epoca, ignorando che l'oscuro futuro che si prospetta è già in atto. I tempi di dolore e tribolazione che stiamo vivendo sono l'anticamera di una realtà drammatica ormai prossima.
L'introduzione di questo articolo ci è stata ispirata dall'ascolto dell'ultimo singolo dell'artista ucraino noto come Distorise che con Flow In Time ci consegna un brano che si impone come un'angosciante attesa del compimento di un destino ineluttabile che si prospetta nero e inquietante.
L'artista dipinge con questo brano Drum'n Bass un panorama sonoro di assoluto mistero che instilla nell'ascoltatore timori ancestrali la cui origine si perde nella notte dei tempi. Suoni compressi e ritmiche elettroniche pulsano all'impazzata in questa traccia che si insinua come un veleno paralizzante nelle nostre vene. Il suono dei violini riprodotti al contrario incarnano il concetto astratto di tempo che come un infernale macchinario inarrestabile, continua il suo cammino di trasfigurazione della realtà sensibile mutandone le caratteristiche fino a renderle irriconoscibili.
La fitta rete di synths e samples sembra giungere al termine a metà della traccia quando il ritmo martellante si ferma lasciando spazio ad una sezione in cui gli archi diventano gli unici attori in scena di quella che sembra l'annunciazione della fine. Ma il tempo non dorme mai e non conosce riposo. La traccia riparte con il suo spietato incedere che ci appare ora ancora più severo, trascinandoci in una nuova incarnazione di questo incubo di cui l'uomo è inconsapevolmente complice e artefice.
Come in una folle corsa compiuta solo sulla base di un istinto animale salvifico ci muoviamo spaventati in cerca di riparo. E' come se per metterci in salvo stessimo nuotando con tutte le nostre forze nelle acque di un fiume che non sappiamo terminare in una cascata altissima dalla quale non riemergeremo mai. Mentre la traccia volge al termine ci sentiamo come se guardandoci alle spalle e vedendo le rovine ormai lontane ci illudessimo di essere al sicuro. Qualcosa di peggio però è lì dietro l'angolo ad aspettarci, vanificando i nostri sforzi.