DAVID WHITE - Pioneer

27.12.2022

Viaggiare per il mondo e visitare posti nuovi è un'esperienza che arricchisce sempre. Quando decidiamo di uscire dalla nostra comfort zone e ci mettiamo alla guida di un auto o saliamo su un treno lo facciamo spinti dalla nostra innata curiosità di scoprire cosa c'è oltre il nostro orticello. 

Il tempo che dedichiamo fuori casa per imparare cose nuove non è mai tempo perso poiché tutto quello che vedremo nel nostro viaggio oltre ad aprirci nuovi orizzonti, getterà una luce diversa su quello che sappiamo e conosciamo già, mettendolo nel bene e nel male, in una nuova prospettiva.

Il nuovo disco di David White intitolato Pioneer si configura come un album di viaggio le cui 15 canzoni sono frutto delle visite che il cantante ha fatto in vari paesi come Porto Rico, Washinton, Irlanda e Pittsburgh. Il disco presenta una grande varietà di brani caratterizzati dallo stile personale del cantante che si muove, da un punto di vista musicale, tra il rock-alternative anni '90 e chiari riferimenti alle band anni '70 come i Boston.

Backward Town apre le danze con il suo sound punkeggiante che fa della sua energia un ottima open-track. Rainer è caratterizzata da un riff trascinante in stile Beatles che evolve in un mid-tempo pulsante dalle sonorità seventies molto spiccate. 

 Il viaggio continua sulle note di Nothing Compares To You che mantiene nei suoi ritmi, ma soprattutto nella linea melodica della voce un legame molto forte con il rock blues degli anni '70 che diventa più evidente nelle lunghe parti strumentali tra una strofa e l'altra. In questo pezzo in particolare scorgiamo echi Sabbathiani che conferiscono al brano un velo di mistero. 

Con Lullaby For Molly scopriamo il lato più lirico di del cantante che mette in mostra il suo grande range vocale al servizio di una dolce ballad acustica dall'arrangiamento volutamente minimale. Il quinto brano si chiama Letters From Nowhere, un trascinante brano rock in cui ancora una volta possiamo apprezzare le qualità vocali di David White e la sua scrittura asciutta e pulita. 

Andiamo avanti con Monday che si presenta come un lento brano cadenzato in cui il basso è messo particolarmente in evidenza e le chitarre eseguono poche note a completare l'armonia minimale del brano. Okay In Love è invece un pezzo decisamente più spedito, caratterizzato dal brillante suono delle chitarre che riempiono la traccia con il loro dinamico accompagnamento. 


Intermission è un brano vocale, un coro a cappella che sottolinea ulteriormente il talento del cantante nel tessere armonie e linee vocali di grande impatto. Con General torniamo al rock più potente, un brano in cui le chitarre elettriche si colorano di una distorsione più pesante rispetto agli altri brani.

Beyond The Delaware rimane su lidi che orbitano intorno al blues e al suo tipico groove. La traccia undici è Y ed è introdotta da pianoforte e chitarra acustica. La bella e ricca armonia del piano diventa un interessante tappeto per le interessanti liriche del brano.

Con Pioneer ci avviciniamo invece a sonorità più contemporanee, quasi grunge nella loro impronta acida. Tutto il disco è arrangiato con molta cura e Dead Language è l'ennesimo esempio dell'estro del musicista che riesce sempre a creare ritmi e atmosfere di grande interesse.

Land Of Sea And Sun si presenta come un brano folk caratterizzato da suoni e ritmi latineggianti che ci portano alla conclusiva Wake Me When I'm Home. Quest'ultima traccia è una ballad acustica in cui il cantante fa le sue riflessioni sul lungo viaggio che è appena terminato. Il mood della canzone è caratterizzato da un velo di malinconia tipico del "rientro a casa" che chiude in maniera romantica un album ispirato e personale.