DAVID BARON - The Velvet Inks Of Space

28.06.2023

Se in una calda notte d'estate ci recassimo in cima ad un monte, lontano dalla luce artificiale delle nostre città potremmo osservare la volta stellata in tutta la sua disarmante bellezza. Lontano da quel bagliore opaco dei lampioni le stelle ci apparirebbero più luminose che mai. Uno spettacolo come questo non può che far riflettere sull'immensità dell'universo e farci capire quanto noi siamo piccoli ed insignificanti. 

Guardando quella sconfinata distesa di puntini luminosi è come se tutte le cose terrene non abbiano più importanza e ci stupiamo di come noi umani riusciamo a complicarci la vita preoccupandoci di inezie e stupidaggini. Ci torna in mente la frase di Confucio per la quale le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell'infinito e ci piacer pensare che sia proprio così.

Le considerazioni che hanno aperto questo articolo ci sono state ispirate dall'ascolto dell'ultimo album di David Baron intitolato The Velvet Inks Of Space, un EP di quattro pezzi che sembra proprio essere stato composto per accompagnare la contemplazione delle stelle ed il moto degli astri. In questo suggestivo disco David Baron ci regala quattro brani strumentali estremamente evocati in grado di farci compiere un viaggio di fantasia tra stelle e nebulose alla visione delle quali rimaniamo a bocca aperta a goderci quella vista magnifica.

Il primo brano si intitola Entanglement, ossia intreccio. La traccia comincia con veloci passaggi di pianoforte che come suggerito dal titolo, si intrecciano ad una raffinata sezione di archi. Sentiamo il brano pulsare come il sangue che scorre nelle vene quando ci emozioniamo per qualcosa di bello. Jinhi Points To The Moon è un brano lento, delicato. E' caratterizzato da suoni brillanti come quelli che escono da un carillon. Questa traccia sembra esprimere un leggero senso di inquietudine, simile a quello che si prova davanti al concetto di infinito.

Il terzo brano è Trees Of Ice, traducendo, alberi di ghiaccio. Alberi che immaginiamo esistere su un pianeta lontano dove i raggi del sole non riescono a sciogliere col loro calore quelle strutture ghiacciate. La musica ci suggerisce uno scenario del genere attraverso il particolare suono dei synth che dipingono uno scenario immobile e affascinante.

Il brano che chiude l'EP dà il nome all'album. Una melodia struggente e lenta eseguita al pianoforte ci accoglie con i suoi toni tristi e malinconici. Mentre la traccia scorre siamo come spinti da una forza arcana a rivolgere uno sguardo dentro di noi. C'è una atmosfera di scoperta che potrebbe lasciarci dubbiosi sulla nostra vera natura, qualcosa che potrebbe far emergere un lato di noi scomodo, ma che è doveroso indagare per capire veramente chi siamo.

Ecco di seguito il link del loro sito: https//www.hereandnowrecordings.com/davidbaron

Un album pieno di sentimento composto magistralmente ed eseguito con raffinata tecnica. Consigliatissimo.