DAN SZYLLER - The Celestial Immigrant

20.12.2022

Un vero appassionato di rock apprezza tutte le sfumature e le incarnazioni che questo magico genere ha vestito nel corso delle decadi. Il linguaggio del rock è cambiato e si evoluto moltissimo dagli anni '60 ad oggi, ma in ogni caso ha saputo interpretare lo spirito giovanile e reazionario di tantissime generazioni. 

Un buon ascoltatore, che abbia una conoscenza discreta della musica, può facilmente intuire quali sono le influenze di un determinato artista. Anche a distanza di diverse decadi è ancora possibile riconoscere l'influenza di band come i Led Zeppelin, i Pink Floyd, I Queen e molti altri nomi illustri in artisti a noi contemporanei. 

Quello che quei nomi hanno dato alla nascita e allo sviluppo del rock è qualcosa di immenso con cui qualsiasi musicista che abbraccia il genere deve confrontarsi, altrimenti sarebbe come affrontare un calcolo matematico complesso senza conoscere le tabelline.

Dan Szyller è un musicista brasiliano che ha sicuramente imparato la lezione impartita dalle grandi band del passato pubblicando un album in cui le sue fonti di ispirazione sono assolutamente chiare e riconoscibili, ma il tutto viene filtrato attraverso il gusto e lo stile personale dell'artista. Il disco si chiama The Celestial Immigrant ed è un ottimo album di canzoni Rock.

Il disco è costituito da sette brani, tutti suonati con grande passione e gusto, prodotti da Fabien Pilard dell'Autre Oreille Music Studio. 

The Celestial Immigrant apre le danze rievocando atmosfere psichedeliche che ricordano David Bowie e Pink Floyd. 

Il sound di questo brano è misterioso, quasi mistico e rappresenta un ottimo biglietto da visita per questo lavoro. Il secondo brano intitolato My Road mette in scena una sorta di ballata in cui scorgiamo una vena country con un sfumature blues. 

Summer Kiss è una canzone influenzata dalla musica fine anni '60 in cui è possibile riconoscere un eco dei Jethro Tull che emerge dalle venature folk del brano. 


Andando avanti con l'ascolto approdiamo a Beliver, un brano la cui struttura richiama il progressive rock in termini di arrangiamento e suoni. In King's Hall ci troviamo invece davanti ad una canzone che ricorda gli Iron Maiden nei loro episodi più epici.

In questo brano la voce si esprime in toni più alti e aggressivi, rendendo questo pezzo il più duro e di impatto del disco. Il sesto pezzo in scaletta si chiama Sunday Again ed è un lento semi acustico che evolve in una dimensione progressive che può ricordare alcune atmosfere alla King Crimson.

La canzone che chiude l'album è Interstellar (Voyager 1), ed è l'unico episodio strumentale del disco che si presenta come un pezzo ambient di ispirazione psichedelica, molto evocativo nelle atmosfere che riesce a creare grazie al gioco di delay e reverbero che caratterizza il suono delle chitarre di questo brano.

Qualcuno potrebbe insinuare che sia anacronistico realizzare un disco con queste sonorità, ma quando il risultato è così allettante ce ne freghiamo perché questo è il Rock.