COMA BEACH - Nothing Right
Nel mondo ci sono persone a cui la sorte ha sempre sorriso aprendo porte e regalando opportunità. Poi ne esistono altre che sono destinate a combattere, senza sosta, in una lotta impari contro un destino avverso e malevolo. C'è chi si rassegna allo status di sconfitto e chi continua comunque ad affrontare con tutte le sue forze una condizione di sofferenza e angoscia.
Che significato ha l'esistenza? Che senso hanno tutti i nostri sforzi se non riusciamo a smuoverci neanche di un centimetro dalla fogna in cui ci troviamo? Abbiamo osato e sempre fallito. Mordiamo e graffiamo, ma solo l'aria che è diventata pesante e soffocante sopra di noi. E' forse colpa nostra? Che cosa abbiamo sbagliato? Questa condizione è frutto di tutti i nostri errori? Non lo sappiamo.
La drammatica introduzione di questo articolo ci è stata ispirata dall'ascolto dell'ultimo brano dei Coma Beach intitolato Nothing Right, un aggressivo brano punk-metal che esplora con dovizia di particolari la straziante e dolorosa figura archetipica dell'antieroe che, tirando le somme sulla sua deplorevole esistenza riversa il suo odio e la sua rabbia contro il destino e chiunque ne sia l'artefice.
Su queste pagine abbiamo già avuto modo di disquisire in maniera approfondita sia dell'album da cui è tratta questa canzone The Scapegoat Agony, che del singolo che la ha preceduta: Jesus Tears. In entrambi i casi abbiamo manifestato tutto il nostro apprezzamento per questa band tedesca schietta e spietata e per il suo sound senza compromessi.
Il brano Nothing Right non fa eccezione, ed il suo sound brutale ci colpisce con la stessa forza e violenza della prima volta che ci siamo approcciati a questa band teutonica. Il brano si apre con un giro di basso dal suono tagliente che disegna una melodia cupa e fredda.
La batteria si aggiunge alle note del basso in modo solenne e maestoso. L'ingresso della chitarra decreta lo start definitivo del brano che parte su velocità sostenute e rabbiose.
La voce inizia sulla arringa contro il mondo col suo consueto tono roco e aggressivo. In pochi secondi la strofa viene consumata ed arriviamo al ritornello, orecchiabile al punto giusto, tanto da assumere le fattezze di un inno di rivolta. Dopo un intermezzo ad opera di un frenetico assolo di chitarra siamo pronti per il proseguo del racconto.
Un'altra strofa avvelenata ci raggiunge per ripeterci ossessivamente il ritornello. Le due sezioni si susseguono con energia trascinando l'ascoltatore in un inferno sonoro, unica destinazione possibile per i reietti.
Il brano si chiude con una tempesta di piatti mentre ascoltiamo le ultime strazianti urla dell'antieroe che si interroga non solo sul significato della vita, ma anche di quello della morte stessa.