CARPE DIEM - Airborne

16.09.2023

Se dovessimo esprimere un giudizio sul mondo che ci circonda il nostro responso non potrebbe che essere negativo. C'è dolore e sofferenza ad ogni latitudine sulla Terra. Viviamo in un mondo che gira al contrario, in cui l'unico modo per non impazzire è fingere di essere altrove, in un luogo in alto, lontano dalla miseria degli uomini e dalla tristezza della loro vita.

E' come viaggiare in una mongolfiera perché da quella altezza se guardiamo giù non capiamo cosa sta accadendo. Coltivare l'ignoranza per non dover affrontare la dura realtà dei fatti. In questo modo tutto il brutto e il dolore del mondo ci appare lontano e irreale e possiamo far finta che tutto vada bene. Ma è soltanto un'illusione quella che stiamo vivendo e prima o poi ci scontreremo con quello che stiamo cercando di evitare.

Le parole che hanno aperto questo articolo sono ispirate a quanto raccontato nell'ultimo singolo della band Carpe Diem intitolato Airborne. In questo stupendo brano il duo di Hong-Kong immagina l'esistenza di una torre d'avorio che si muove in cielo sopra una mongolfiera. Le persone che vivono in quel velivolo non vogliono più affrontare il dolore della realtà e continuano a spostarsi per mantenere una parvenza di felicità pur sapendo che stanno ingannando sé stessi con quella fuga irreale.

Il brano si apre con delle risate di bambini, reminiscenza di un'infanzia serena e spensierata, priva di preoccupazioni. La melodia che accompagna questo incipit comincia ad assumere toni malinconici e riflessivi mentre la cantante inizia la sua narrazione.

Le sonorità eteree della canzone ci ricordano i brani folk e psichedelici dei Beatles. Come in quei pezzi della band di Liverpool qui ritroviamo lo stesso senso di irreale sospensione della coscienza che inganna l'ascoltatore con la sua illusoria visione delle cose.

La melodia della voce è struggente, intensa ed emozionante. La chitarra di Keith accompagna la voce con una ritmica lenta e appassionata che asseconda l'andamento del cantato e lo segue nelle sue stupende evoluzioni.

Il timbro di voce di Ada è l'anima pulsante del pezzo, le note del cantato sembrano volteggiare in aria come il pallone su cui viaggia la torre d'avorio, riempiendo l'ambiente con un senso di tristezza che serpeggia tra le parole.

Il sound del pezzo è completato da percussioni, basso e tastiera che contribuiscono a prolungare il sonno indotto della ragione perpetuando l'illusione della felicità. Il pezzo procede lentamente verso la fine quando un assolo di chitarra elettrica interviene per condurci ancora più lontano, finché il vento avrà la volontà di trasportarci oltre.