ANJALTS - War is so Primitive
Nelle prime scene del capolavoro di Stanley Kubric 2001 Odissea nello Spazio, vediamo la rappresentazione di un mondo primitivo in cui le scimmie, in lotta tra loro, presentano quei tratti di aggressività e di violenza che costituiscono la qualità essenziale che è alla base di guerre e conflitti. Il panorama intorno a queste creature è selvaggio e desolato, simile alla superficie di un pianeta disabitato in cui vige soltanto la legge del più forte.
A giudicare da cosa accade oggi nel mondo potremmo tranquillamente affermare che l'uomo non ha mai saputo emanciparsi da quella condizione connaturata di brutalità primitiva che si traduce con la violenza e gli orrori delle guerre che si stanno combattendo anche in questo preciso istante.
L'introduzione di questo articolo ci è stata ispirata dall'ultimo singolo di Anjalts intitolato War Is So Primitive. In questo affascinante brano post-rock l'artista esprime il suo giudizio sull'uomo e la sua incapacità, a prescindere dell'evoluzione tecnologica e dei costumi, di vivere in assenza di conflitti e guerre che rappresentano l'aspetto più primordiale e selvaggio dell'uomo.
Il titolo della canzone parla da sé, sintetizzando il concetto di guerra come un istinto primitivo che ha terribili ripercussioni sulle persone e sul mondo. Il brano si impone come un monito che avverte l'uomo che la strada da lui intrapresa, o meglio, perpetuata nei millenni può condurre a scenari apocalittici.
Un fill di batteria apre il brano gettandoci in pasto ad un ritmo cadenzato che procede solenne come un corteo militare che avanza a testa alta. Cupi suoni di tastiera si schierano sopra le percussioni come freddi aerei da guerra pronti ad iniziare il bombardamento.
Su questa base entrano in scena lunghi accordi di chitarra elettrica sorretti da un tema di synth dai toni epici e drammatici. La voce di Anjalts si inserisce nella narrazione strumentale con un tono basso e quasi sussurrato che sembra voler rimproverare l'uomo per la sua condotta.
Il sound del brano è freddo come il metallo dei carri armati e la melodia, ossessiva e inquietante torna a più riprese come un memento mori. Il testo della canzone gira intorno al concetto di inutilità della guerra e di quanto sia meschina e pericolosa.
La frase Do you want our earth to look like Mars someday? riassume il focus del pezzo e la concreta preoccupazione per il futuro del nostro pianeta. Mentre ascoltiamo il pezzo che avanza senza sosta con passo deciso e inarrestabile ci sembra di vedere le immagini di violenza che ormai ogni giorno riempiono telegiornali e notiziari.
Il cantato, sinuoso e sconsolato assume quindi le fattezze della voce della morte che ci sussurra all'orecchio che presto la incontreremo. Il brano si chiude con le parole della cantante che ci esorta come in un mantra a crescere ed essere migliori di come siamo.
Un brano apocalittico e cupo che affronta un argomento fin troppo attuale.