ALEC BERLIN - Minir Maad

03.01.2023

Un brano strumentale differisce da una canzone cantata in quanto, non essendo connotata da un testo e da parole che ne esplicitano un argomento, affida alla nostra sensibilità l'interpretazione dei sentimenti e dei concetti che l'autore vuole comunicare. In tal senso quindi, questo tipo di composizione può diventare quasi un'esperienza interattiva in cui l'ascoltatore non subisce passivamente un testo, ma diventa parte integrante della fruizione del brano. 

Si dice che in una canzone si ascolta la musica quando si è felici e se ne comprende il testo quando si è tristi. Nel caso in cui il brano che ascoltiamo è privo di liriche siamo portati fisiologicamente a sopperire a questa mancanza con una nostra partecipazione attiva che ci fa percepire un messaggio rispetto ad un altro in virtù del nostro contingente stato d'animo.

Minir Maad è l'ultimo album di Alec Berlin, un artista di cui abbiamo già parlato su queste pagine in concomitanza con la pubblicazione del primo singolo estratto da questo disco, Patchen Avenue, che ci aveva già persuaso grazie al gusto e al talento dimostrato.

Con l'edizione dell'intero album non possiamo che essere piacevolmente sorpresi di vedere confermate le positive impressioni suscitate in noi dalla traccia che ha anticipato questa uscita. In questo disco strumentale Alec Berlin mette in tavola tutte le armi che possiede in arsenale per offrirci un'esperienza sonora accurata e ricca di sfumature. 

L'intero album è caratterizzato da un'impronta progressive che oscilla tra il rock ed il metal in cui emergono varie influenze che sfiorano, come sonorità ed intenzioni, il lavoro di band come King Crimson (dei tardi anni '70), Led Zeppelin e Dream Theatre. La descrittiva musica di questo album ci coinvolge in pieno con le sue atmosfere e ritmi che si concretizzano in immagini e suggestioni che si fanno ascoltare con interesse e curiosità dalla prima all'ultima traccia. 

Tra gli episodi più convincenti possiamo citare sicuramente le title-track che apre il disco, le cui sonorità si sposano con l'immagine di copertina che mostra un deserto roccioso attraverso il quale correre al bordo di un'auto che sfreccia a tutta velocità. 


Life in The Bog è un suggestivo brano dalle tinte forti caratterizzato da suoni spigolosi e tempi dispari mentre What I Wish I Had Said si presenta come una composizione più lineare trainata da ritmi funky in cui la melodia principale, assolutamente non scontata, sembra comunicarci riflessive considerazioni.

Se Iota (Not One) ci conquista per le dinamiche e le sue armonie sincopate, President's day ci affascina con le sue atmosfere quasi surf che ci ricordano alcune musiche da film per intensità e scelta dei suoni.

Flattbush si apre con un pesantissimo riff metal che viene intermezzato da incursioni jazzistiche di grande interesse. Il brano che ci porta alla fine di questo album è una brillante composizione che ci ricorda le complesse armonie di Bil Frisell sia nell'effettistica utilizzata che nel gusto dell'accompagnamento che risulta raffinato e ricercato.

Un disco di tutto rispetto che mette in evidenza l'eclettismo musicale di un artista completo ed ispirato.