ALDÍS FJÓLA - Pipedreams

18.03.2023

Il rock degli anni '90 aveva in sé qualcosa di nuovo ed affascinante. Lo spirito che permeava quegli anni era qualcosa di ancora inedito nel panorama musicale. I musicisti che sono stati inseriti più o meno a ragione nella corrente che prese il nome di grunge avevano un'attitudine particolare che li poneva ad anni luce di distanza dai loro colleghi della decade precedente. 

Il concetto di rockstar che si ergeva a supereroe inarrivabile è stato completamente stravolto. I ragazzi delle band grunge erano persone normali con le loro insicurezze e le loro paure. Probabilmente è questo che ha portato i giovani a seguire quel genere musicale, perché vedevano in quei musicisti qualcuno in cui riconoscersi e che condivideva coi fans la stessa fragilità.

Le considerazioni che hanno aperto questo articolo ci sono state ispirate dall'ultimo Ep dell'artista Aldis Fjola, intitolato Piperdream. Il disco che stiamo esaminando è stato scritto pensando alle band che hanno influenzato la cantante nella sua adolescenza, tra cui tutta la scena rock di Seattle. L'artista islandese considera questo suo ultimo lavoro come una passeggiata nella memoria ed un modo per omaggiare il grunge e tutto quello che ha significato per lei.

Il pezzo di apertura si chiama Wasted, un brano che mette subito in chiaro la direzione scelta dall'artista per questa sua nuova pubblicazione. Le melodie della voce ci fanno tornare in mente gli Alice in Chains. Il sound del pezzo sembra uscire direttamente da un disco degli anni '90, coi suoi toni scuri e disperati. 

Con Burn ci troviamo davanti una ballad acida e introspettiva. Anche in questo brano l'impronta grunge è molto forte. Rearview Mirror è una traccia molto originale in cui si percepisce qualche sfumatura di dark anni '80 pur restando ben ancorata al sound del disco.


Piperdream è la traccia che dà il nome all'album ed è un pezzo molto introspettivo vicino allo stile degli Skunk Anansie con cui condivide l'intensità delle linee vocali ed un certo gusto nella scelta delle note cantate. Il quinto pezzo in lista è Crossfire, in cui la cantante sembra ispirarsi nuovamente allo stile di Jerry Cantrell per quello che riguarda il lavoro delle chitarre.

La sezione di apertura non avrebbe sfigurato su un disco degli Alice in Chains. Ovviamente il pezzo è molto altro, lo stile personale di Aldis emerge comunque in maniera molto evidente. Il pezzo che chiude questo stupendo EP è Brenndu Bryr.

L'intro di basso e chitarra ricorda i freddi suoni della new wave, ma è solo la prima impressione. Il pezzo cambia rapidamente e mette in scena diversi riffs, alternati ad accordi di chitarra dissonanti. La struttura del pezzo è inusuale, in qualche frangente il sound diventa quasi metal. In bilico tra toni oscuri e grintosi il pezzo risulta estremamente funzionale, riuscendo a chiudere in maniera maestosa il disco. Chi ha amato il rock degli anni '90 non può lasciarsi sfuggire questo album.