SPARKBIRD - Disembodied Mind

11.04.2023

Quando ci guardiamo allo specchio ci viene restituita l'immagine del nostro aspetto esteriore. In alcuni casi però la nostra mente può interpretare quello stimolo visivo in maniera non oggettiva. Molte persone si sentono a disagio col proprio corpo fissandosi su presunti difetti che le fanno sentire inadeguate. Quando la differenza tra la realtà dei fatti e la percezione degli stessi è estremizzata e patologica possiamo parlare di dismorfismo corporeo. 

Questa particolare condizione porta la persona che ne è affetta a preoccuparsi in maniera eccessiva di alcuni difetti che possono essere presenti, ma minimi o addirittura assenti. Non è raro che questo disturbo si associ alla disforia di genere, ossia sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso. Chi è affetto da questa particolare condizione può anche fantasticare o desiderare di non avere un corpo in quanto fonte di problemi.

Quanto raccontato nell'introduzione di questo articolo è quello che succede nel testo della canzone degli Sparkbird intitolata Disembodied Mind. Sparkbird è il progetto musicale del cantautore queer non binario Stephan Nance. Il brano viene scritto su suggerimento del terapista per analizzare i propri pensieri e le proprie emozioni.

Disembodied Mind è un brano particolarissimo che presenta una struttura complessa dominata da un arrangiamento assolutamente fantasioso e poco convenzionale. Per il suo sound la canzone potrebbe essere parte di un musical o comunque di un prodotto prossimo ad una dimensione espressiva che trasuda una certa teatralità. L'arrangiamento del brano è agile e vivace e si muove tra pianoforte, archi e percussioni. Da un punto di vista del testo assistiamo alla ripetizione quasi compulsiva di alcune parole come il termine trouble, ossia problema. Anche la frase ricorrente "I'm in trouble with myself again" si riallaccia al concetto di rifiuto della propria immagine di cui abbiamo parlato in apertura di articolo. 

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L'autore ha difficoltà a riconoscersi nella sua immagine riflessa che viene definita come uno straniero al di là dello specchio. Nonostante la tematica affrontata il brano non ha nessuna connotazione pessimista o angosciosa, al contrario, quello che ascoltiamo è un contesto musicale bizzarro e spensierato, quasi surreale, simile ad uno stato di rilassatezza indotta da una terapia farmacologica mirata. In alcuni episodi scorgiamo nelle orchestrazioni una forte influenza dei Beatles del periodo sperimentale. Linea vocale a parte, non c'è un vero e proprio filo conduttore nell'arrangiamento del brano. Infatti la canzone presenta delle divagazioni strumentali quasi indipendenti che appaiono libere da qualsiasi costrizione strutturale.

Verso la fine del brano l'accompagnamento vira per qualche battute ad un ritmo simile ad una marcetta militare. Il mantra che ha aperto il brano si ripresenta un'ultima volta in chiusura della traccia definendo così una circolarità strutturale molto funzionale. Ascoltando questo brano e leggendone il testo è come se avessimo fatto un viaggio nella mente del suo autore, scoprendola affollata di idee e contraddizioni, pensieri ricorrenti ed ossessioni. Davvero un'esperienza interessante.