
SAMUEL YURI - Wind Before The Storm
Il rock sa essere maestoso, solenne ma anche avventuroso, grazie al sottobosco di generi che permette di spaziare dal grunge all'alt rock, dal goth rock al metal rock.
Mescolando questi vari generi, l'artista brasiliano Samuel Yuri ha dato vita ad un album davvero potente, "Epic Scales", che naviga tra i mari del rock più tumultuoso e tempestoso, ma anche quello più introspettivo e meditativo.
Ogni traccia è grezza ma raffinata, studiata in ogni minimo dettaglio, guidata da riff audaci, una produzione atmosferica e percussioni coinvolgenti.
"Epic Scales" è come una nave in mezzo alle onde del mare, e l'album inizia con la canzone omonima, che catapulta l'ascoltatore in un mondo profondamente rock, con linee di chitarra fluide e sottili cambi ritmici che lo mantengono vigile.
Un'apertura perfetta per un album che promette tanto e mantiene le sue promesse.
La seconda tappa del viaggio musicale è "West Song – Second Version", caratterizzata da texture southern rock, un po' country e un po' R&B, sulle quali Samuel canta con ritmi costanti e voci ruvide un racconto familiare, prima di avventurarsi in mare aperto, dove non si sa cosa può succedere.
Con "Arab Theme III" cambia l'atmosfera, che si fa più aggressiva, con un ritmo drammatico, batteria incalzante e toni di chitarra grintosi.
La nave di "Epic Scales" naviga ora su un mare che inizia ad incresparsi, con onde che si ingrossano sempre di più.
Il quarto brano è "Wind Before the Storm – Instrumental", che respira con moderazione e una tensione silenziosa.
I suoi echi si propagano successivamente nelle altre due versioni: "Wind Before the Storm – Instrumental II" e "Wind Before the Storm – Instrumental III."
Ognuna aggiunge maggiore profondità, più strumentazione e un'attesa sempre più spasmodica.
Questa trilogia di brani si trasforma in una marea in costante aumento, preparando l'ascoltatore all'impatto finale con l'onda perfetta, cioè la versione cantata di "Wind Before the Storm."
Qui la tensione finale si scioglie, e Samuel, con una voce ruvida che ricorda James Hetfield dei Metallica, ad inizio canzone ride con un ghigno sarcastico e sprezzante dinanzi alla tempesta che si appresta ad abbattersi dopo il vento premonitore.
L'arrangiamento esplode in sonorità alt rock e goth metal, con un assolo di chitarra che cattura e colpisce.
Infine si arriva alla fine del viaggio con "Storm Instrumental", dove a "cantare" sono solo gli strumenti che rivelano la struttura grezza della tempesta, con chitarre pesanti e linee di basso pulsanti che avanzano inarrestabili.
Questo è il preludio alla resa dei conti finale, "Storm", dove la voce suona cruda e impavida per affrontare il caos.
"Questi sporchi politici devono essere spazzati via. Dobbiamo salvare i nostri paesi, salvarli" – queste le strofe della canzone.
Samuel non usa giri di parole e, come il rock, è diretto e incisivo, utilizzando la musica come strumento sociale per far sentire la sua voce e veicolare messaggi politici.
Così facendo ripercorre le orme dei System of a Down, che insieme ad altri mostri sacri del rock come Alice in Chains e Black Sabbath, hanno chiaramente ispirato l'artista brasiliano, che mantiene comunque un sound tutto suo e perfettamente riconoscibile.
