
ROSETTA WEST - Dora Lee (Gravity)
La Leggenda di Beowulf narra le imprese di Beowulf, un grande guerriero capace di uccidere il terribile mostro di nome Grendel. Lo stesso Beowulf cede però alle tentazioni della madre di Grendel, un'orribile creatura che lo seduce dopo essersi trasformata in una donna di incomparabile bellezza
Chissà se i Rosetta West, leggendaria band blues rock di Chicago, si sono ispirati a questa leggenda quando hanno realizzato "Dora Lee (Gravity)", il loro ultimo pezzo che fa da apripista al prossimo album "Gravity Sessions".
La band ha realizzato anche un video, dal carattere grintoso e a tratti surreale. Il brano, con una feroce strumentazione blues-rock come sottofondo, si immerge in una narrazione intrisa di mito che fonde contrastanti immagini militari con mistiche statue di divinità femminili.
Più che un video musicale è un febbrile sogno esoterico, che trascina l'ascoltatore nel mondo ipnotico dei Rosetta West.
Protagonista del video è Joseph Demagore, il frontman della band, che indossa i panni di un carismatico comandante di carri armati. Viene raffigurato mentre precipita in un abisso ossessivo dopo un fugace incontro con una presenza ultraterrena.
Ogni scena è intrisa di simbolismo, mentre scorrono immagini di dee mitologiche: da Ishtar, dea babilonese dell'amore, della fertilità e anche della guerra, a Ecate, signora delle ombre e dei fantasmi notturni, fino a Kali, divinità indù descritta come la dea della morte, del tempo e della distruzione.
Queste figure ultraterrene, che si alternano e si susseguono, evocano temi di potere, di desiderio e di vendetta.
Fa un certo effetto vedere nel video le macchine da guerra, come i carri armati, che interagiscono con femminilità divine, creando un contrasto stridente ma allo stesso modo magnetico.
Il comandante è vittima o carnefice? Innocente o peccatore?
Domande alle quali tocca all'ascoltatore rispondere, che forse si rispecchia nel comandante.
La potenza di "Dora Lee (Gravity)" erutta violentemente in ogni nota, piena di blues aspro e crudo, sfumature psichedeliche e texture musicali folk.
La voce ululante di Joseph Demagore è accompagnata dal basso ribelle di Herf Guderian e dalla batteria tonante di Mike Weaver, che trasformano la canzone in un rituale rock.
I Rosetta West non scendono a compromessi, si rifiutano di smussare gli angoli del loro rock, ed è proprio per questo motivo che i loro brani sono veri e autentici da prendere quasi vita.
Ogni nota è un livido sulla pelle, ogni parola una cicatrice nell'anima.
La band ha sempre operato al di fuori delle logiche commerciali, suonando e raccontando ciò che volevano, senza filtri né limiti, narrando storie in grado di risvegliare le anime più inquiete.