
PIFTEMAEN - The House of the Rising Sun
Nella storia della musica, una delle canzoni più affascinanti sia per il significato sia per le origini molto discusse e incerte, è "The House of the Rising Sun".
Secondo alcune versioni si tratterebbe di una ballata tradizionale inglese, e la melodia sarebbe presa addirittura da una musica del '600. Poi, in qualche modo, il brano è arrivato fino a New Orleans, dove racconterebbe le vicissitudini di alcune prostitute della città, che esercitavano la professione proprio nella casa chiusa "The House of the Rising Sun."
Nel corso degli anni sono state proposte diverse versioni, e la più famosa è sicuramente quella degli Animals negli anni '60.
Tra i tanti artisti che si sono cimentati nella reinterpretazione di questo classico si è aggiunto anche Piftemaen, sassofonista norvegese, che ha dato una chiave di lettura molto personale.
Alla realizzazione del brano ha partecipato anche Caroline Lavelle, con la sua voce ipnotizzante, e Clare Kenny, che ha suonato con classe ed eleganza il basso.
La versione di Piftemaen si differenzia perché crea davvero un mondo a sé stante, una fusione suggestiva di diversi generi come folk celtico, jazz e musica ambient.
Vale la pena conoscere meglio Piftemaen, artista autodidatta che nel corso degli anni si è fatto le ossa tra formazioni rock e R&B, prima di dirigersi verso lidi musicali più emotivi e introspettivi, con il suo fedele sassofono.
La sua versione di "The House of the Rising Sun" è sia una reinvenzione creativa di suo pugno, sia un'audace affermazione di libertà artistica.
I tre artisti hanno lavorato da remoto, con sessioni condivise, mixando e fondendo le loro idee creative.
Caroline, con la sua voce soave ed eterea, offre un'interpretazione ultraterrena che smuove emozioni forti e potenti, mentre Clare, con il suo basso, crea un "fil rouge" che unisce melodia, note e parole.
Il brano si apre con delicate percussioni che iniziano a cadere come goccioline di pioggia, accompagnate da un ronzio sussurrato di fiati che crea un tono allo stesso tempo lugubre e sensuale.
Poi entra in scena la voce cupa e risonante di Caroline, che racconta tutto il suo dolore vissuto.
"Tesoro mio, è un ubriacone, mio Signore, beve giù a New Orleans" – queste le parole di Caroline, dure come pietre, strazianti come un violino scordato in una notte di tempesta, rivisitando la disperazione del classico reinterpretato in versione femminile.
A dettare il ritmo c'è proprio il sassofono di Piftemaen, con note ora più alte e ora più basse, che partecipa come una seconda voce, sospirando, consolando e aggiungendo solennità emotiva, ma restando sempre una presenza discreta sullo sfondo.
