PAGLIARINI VACCARI - Black Day

21.02.2023

Siamo all'interno di un locale notturno aperto di recente nel centro di una grande città. Le luci sono basse e la pista è piena di gente che balla. I suoni rimbombano in quell'ambiente fumoso in cui gli astanti nascondono, sotto i loro abiti firmati, le angosce e la frustrazione di un'esistenza che ha perduto ormai ogni ragion d'essere. 

Nessuno lo dà troppo a vedere, ma il clima di disperazione è tangibile e non sarebbe sufficiente tutta la vodka del mondo per cancellare quel senso di inadeguatezza che si è ormai radicato nella mente della maggior parte di quelle persone. Continuano a ballare con l'inconfessata speranza di trovare qualcuno per passare insieme almeno qualche ora di quella notte triste e vuota. 

I forti bassi che escono dalle casse ci attirano al centro della pista ed in un moto di imitazione ci gettiamo anche noi tra quella folla di fantasmi che riempie il locale.

Questo racconto di disperazione urbana ci è stato ispirato dall'ultimo singolo del duo artistico costituito da Stefano Vaccari e Massimo Giancarlo Pagliarini intitolato Black Day.

Il brano che stiamo ascoltando è un interessante traccia di tecno progressive house dai toni oscuri ed inquietanti che colpisce per il frenetico susseguirsi di suoni e ritmi che si sovrappongono nervosi e che sembrano rincorrersi in una drammatica fuga dalla realtà.

 La canzone ha uno spiccato moto in avanti che si traduce in un groove che coinvolge l'ascoltatore in uno stato emotivo di imminente pericolo. La voce femminile che interpreta il pezzo si muove su una linea melodica ipnotica e ripetitiva che contribuisce a creare un'atmosfera fredda e disperata.


In questo meccanico e spersonalizzante contesto musicale la voce sembra assumere le fattezze di un topolino da laboratorio che cerca disperatamente la strada giusta per uscire dall'intricato labirinto in cui è stato gettato.

La struttura stessa del brano sembra essere stata concepita come una crudele prigione nei cui corridoi è possibile osservare tutto il campionario di disperazione umana disponibile al mondo. Mentre ci aggiriamo tra quelle pareti che trasudano angoscia ci ritroviamo ad ogni nostra svolta, come per incantesimo, al punto di partenza.

Il timbro del cantato in alcuni passaggi ci appare deformato da effetti elettronici che rendono la sua performance distorta e claustrofobica. Dopo la metà del brano compare una variazione che sembra sospendere per un momento il clima di agitazione del brano.

Questo break dura solo pochi secondi, passati i quali ci ritroviamo in quell'inferno digitale e senza uscita che questa traccia è riuscita a disegnare in maniera ossessivamente realistica.