KAHNIN - I Am 5.6.4.3

10.02.2023

Quello della tecnologia ostile che minaccia l'umanità è un tema ricorrente della letteratura fantascientifica da cui sono stati tratti film e serie TV ispirate a realtà distopiche di verosimile concretizzazione. 

Sono infatti tantissime le produzioni cinematografiche che mostrano immagini di un futuro dominato dalle macchine o di un tempo non così lontano in cui gli uomini saranno ridotti in schiavitù grazie ad innesti sottocutanei che li renderanno simili a robot pronti ad obbedire da remoto ad un'intelligenza artificiale o a malevoli governanti. 

Questa paura ancestrale è giustificata dal timore dell'uomo di perdere il proprio libero arbitrio ed ha generato innumerevoli teorie su presunte cospirazioni che trovano in rete la loro maggiore cassa di risonanza.

Il brano I Am 5.6.4.3 dell'artista islandese Kahnin tratta proprio questo tema, ossia il rischio assolutamente concreto che in un futuro ormai imminente le nostre coscienze e le nostre azioni saranno controllate da qualcuno che farà di noi tutti un popolo sottomesso ai propri oscuri fini.

Il brano che stiamo analizzando è un brillante pezzo indie-rock in cui è possibile riscontrare rimandi alle atmosfere di alcuni pezzi David Bowie. Nonostante il tema trattato nella canzone sia oscuro e pessimista, il tessuto sonoro della traccia e la stessa linea melodica si muovono su tonalità piuttosto aperte e solari come ad intendere che la nostra coscienza e le nostre vite sono già sotto controllo. 

L'apparente tranquillità della traccia sarebbe dunque spia di un già avvenuto innesto elettronico nei nostri corpi che ci impedisce di ribellarci a questa violazione coatta dei nostri sentimenti facendoci accettare con serenità questa nuova condizione indotta.

Ascoltando il brano quello che percepiamo è un'atmosfera di pace e di beato compiacimento smentito esclusivamente dal testo che descrive per filo e per segno un affresco inquietante in cui l'umanità è completamente asservita ad una forza superiore che lo ha reso definitivamente schiavo. 

Tutte le cose che rappresentavano diritti e desideri delle persone, come l'avere figli o delle giornate di riposo dal lavoro, sono state eliminate dalla nostra coscienza che è stata riprogrammata in modo da compiacere al meglio questa entità superiore.


5.6.4.3. è il nuovo nome e la nuova identità del protagonista della canzone che, come recita il testo, è ormai persuaso del fatto di essere un uomo migliore da quando è stato "modificato" attraverso il microchip e che è pronto e grato di ricevere aggiornamenti di sistema che lo possano rendere maggiormente efficiente.

Alla luce di questa interpretazione delle liriche del brano, questo pezzo assume una connotazione disturbante che svela, per chi ha occhi per vedere, il pericoloso sentiero in cui l'umanità si è addentrata.

Questo brano è una metafora della sempre più crescente dipendenza dalla tecnologia a cui ci stanno abituando che potrebbe avere evoluzioni non così lontane dallo scenario descritto dal la canzone.