GUILD THEORY - Despot

19.09.2023

In questo mondo ogni cosa è temporanea e passeggera. Stolto è colui che costruisce la sua casa sulla sabbia ignorando che essa è destinata ad essere inghiottita. La Storia ci insegna che la ruota della fortuna può girare quando meno ce lo aspettiamo e che anche l'uomo più potente del mondo ha le ore contate. 

Quando la nostra fortuna finisce saremo costretti a raccogliere i frutti di quanto abbiamo seminato e quanto più ci saremo innalzati a scapito dei deboli e degli innocenti, tanto più clamorosa sarà la nostra caduta, di cui gioiranno tutti gli oppressi. Allora per noi sarà la fine di tutto.

Le parole in apertura di questo articolo sono ispirate all'ultimo singolo dei Guild Theory intitolato Despot. In questo brano progressive rock- metal di nove minuti di durata, il duo artistico costituito da Rob Lewis e Matt Smith ci racconta l'epopea della caduta di un dittatore destituito dalla volontà del popolo unito.

In questo brano dai toni drammatici e oscuri ripercorriamo musicalmente la sventurata fine del despota, dalla sua deposizione alla fuga disperata. La narrazione avviene attraverso un linguaggio musicale ricco di sfumature e dettagli che coinvolge l'ascoltatore per tuta le sua durata.

Il brano si apre con un evocativo tema di pianoforte che crea un'atmosfera riflessiva e severa. Su queste prime note interviene il cantato, malinconico e intenso. La linea vocale esegue una melodia solenne che conosce un veloce crescendo, passando dalle basse note iniziali ad un'intonazione più alta e marcata che definisce lo status emotivo del pezzo.

La canzone procede lentamente e noi abbiamo l'impressione di camminare a fatica in una dimensione sconosciuta, densa come la melma in cui il tempo scorre molto lentamente. I profondi bassi ed il tempo sincopato di batteria accompagnano una narrazione eterea intrisa di un lirismo sofferto e accorato. L'arrangiamento è complesso e vario nella sua tragica descrizione della caduta.

La struttura del brano ha l'aspetto di una spirale che ruota su sé stessa. Possiamo ascoltarla espandersi nel tempo e nello spazio disperdendo frammenti emotivi nell'oblio della perdita d'identità del dittatore che viene precipitato dal vertice, all'ultimo gradino della piramide della gerarchia sociale. Intorno all'ottavo minuto d durata appare una sezione inedita.

Siamo guidati in questo episodio da un passaggio del basso che ci traina in una dimensione più scura di quella che l'ha preceduta. Il tempo appare ancora più lento e rarefatto. Il protagonista contempla la fine del suo mondo, quell'impero che si è sgretolato in una notte lasciandolo solo contro il mondo che ora reclama il suo sangue. Queste ultime considerazioni del dittatore lasciano lo spazio ad una breve divagazione strumentale che ci guida alla fine della traccia.

Un pezzo incredibilmente emozionante, teatrale e catartico che tutti gli appassionati di prog non possono lasciarsi scappare.