FACTHEORY - The Day

20.05.2023

Immaginiamo di camminare di notte tra le strade degradate di un centro urbano. C'è un inquietante silenzio che fa risuonare i nostri passi sull'asfalto bagnato dalla pioggia che incessante, ha continuato a cadere fino al tardo pomeriggio. La fauna che popola quelle strade e quei vicoli è composta da senzatetto, mendicanti e tossicodipendenti.

 L'unica luce che illumina questo scenario è quella dei lampioni che nel loro pallido bagliore ci mostrano quanto in basso può cadere la vita di una persona. Si respira un profondo senso di malessere che si attacca alla nostra anima gettandoci in un profondo stato d'ansia. In quel momento vorremmo essere il più lontano possibile da quel luogo che sembra volerci ricordare quanto la fortuna sia passeggera e che è molto facile scivolare nell'oblio della disperazione.

Le considerazioni in apertura di questo articolo ci sono state ispirate dall'ascolto dell'ultimo EP della band belga Factheory intitolato The Day (Ok Lion! Remix), una raccolta di quattro brani di intensa musica synth-wave combinata al rock per offrire all'ascoltatore un'esperienza di allucinata inquietudine.

Il primo brano di questa raccolta è The Day-Long Version che riassume in maniera piuttosto esplicativa quello che è il sound della band, ossia una sapiente miscela di new-wave, post-punk, rock e musica elettronica. La voce bassa e calda del cantante sembra condurci tenendoci per la mano in un viaggio introspettivo fatto di immagini ripetitive ed ossessive che scorrono veloci davanti ai nostri occhi come gli oggetti in movimento fuori dal finestrino di un treno in corsa.

C'è una forte componente rock dietro il muro di synth che domina la traccia. Il ritmo del brano è lento e cadenzato, ma nella seconda metà della canzone i beat, seguiti dalle tastiere cominciano a pulsare velocemente come in preda ad un'improvvisa tachicardia. C'è un'atmosfera disturbante che cattura l'attenzione dell'ascoltatore trascinandolo in un vortice di suoni.

Il secondo brano è The Day-Short Version, che sostanzialmente ricalca la struttura della prima traccia fatta eccezione per la sezione accelerata che non è presente in questa nuova versione.

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Souvent è il terzo brano di questo EP. In questo pezzo cantato in francese la band si esprime in un contesto decisamente più orientato all'elettronica. Il sound di questo brano è tributario della musica elettro-pop degli anni '80 e della dark wave. Anche in questo episodio le chitarre elettriche hanno un ruolo di tutto rispetto che contribuisce a creare un'atmosfera sospesa e perturbante. Gli arrangiamenti sono estremamente curati e l'architettura della canzone risulta estremamente solida e funzionale.

Got You è il brano che chiude questa raccolta. La traccia comincia con delle tastiere che martellano ossessivamente un tema minimale ed oscuro. La voce in questa traccia si affranca dal timbro cavernoso che ha caratterizzato l'EP fino ad ora esprimendosi con un registro sofferente e quasi sussurrato. Intorno al primo minuto di durata appare una chitarra acustica che accompagna la voce con una pennata che risulta volutamente stanca e disperata.

A metà brano entra in gioco la batteria. C'è un'atmosfera artificiale che serpeggia nella traccia, simile ad un risveglio in un appartamento vuoto dopo una notte di eccessi. Il riverbero degli strumenti esaspera la sensazione di malessere e di ossessione del brano che si chiude con un passaggio di archi che rimangono sospesi a risuonare.

Con questo album la band ci consegna un trip psicotico che farà la felicità di tutti gli appassionati della musica elettronica più cupa ed evocativa.