COMBINATOR - Re//combinator

09.11.2022

L'evoluzione la fa da padrona quando si tratta di musica. E' importante ispirarsi al passato ma altrettanto lo è renderla propria, creare sempre qualcosa di nuovo a partire da sette semplici note.

Una magia che sempre meno persone sembrano essere in grado di fare negli ultimi anni: saper stupire e intrigare come fanno gli illusionisti è una dote che pochi artisti possiedono.

Non è certamente il caso di Sean Fairchild di Seattle, Washington.

Produttore, compositore, virtuoso suonatore di basso e una vera e propria one man orchestra, Combinator non ci vende illusioni, ma musica eclettica che spazia in diversi generi. E' uno sperimentatore in grado di zittire e mettere d'accordo gli appassionati di più generi in un sound trascinante e nell'insieme preciso, quasi accademico.

Re//Combinator è la sua ultima fatica, un album dove le atmosfere industrial si mescolano a un sapiente uso della chitarra e delle percussioni: un manifesto della propria indiscussa abilità a mixare generi diversi.

Non a caso il nome di Combinator è stato trovato spesso associato a nomi decisamente importanti della storia della musica contemporanea come John Petrucci e Joe Satriani, il lavoro dietro il suo terzo album urla da ogni angolo l'impegno che è stato messo per la sua realizzazione, impossibile da completare senza l'abilità e l'ambizione che richiedono un progetto simile.


Guest In Your Own Skin apre le danze con una melodia a tratti pesante, oscura e psichedelica, dove Things That Should Be al contrario è una dichiarazione di abilità, dove la strizzata d'occhio al jazz caldo di un tempo è in grado di far tirare un sospiro di sollievo illudendoci di uno standard che non può salire più di così.

E' con la cover della famigerata Hide And Seek di Imogen Heap che Combinator alza l'asticella, mostrandoci come una canzone già di per sé fuori dagli schemi possa osare ancora di più accompagnata da un backsynth trascinante e innovativo portandosi nel nuovo decennio in una veste totalmente inedita.

Giunti quasi alla chiusura dell'album troviamo due remix di Respira: come se Combinator ci mettesse davanti due scelte: ballare o fermarci.

Sia che scegliamo la prima o la seconda, i remix di Jesse Holt sono vere e proprie opere d'arte del Future Synth, le perfette cromature per un EP innovativo, sperimentale e straordinario.

L'ultimo brano è forse quello più strumentale e per certi versi più personale e umano dell'intero album: Through The Fog è il perfetto inchino di fronte a una platea in piedi che applaude talmente tanto da spellarsi le mani. Un arrivederci da parte dell'artista statunitense che sembra promettere un ritorno altrettanto in grande.

Noi lo aspettiamo, del resto, con grande trepidazione.