COMA BEACH - The Scapegoat's Agony

22.03.2023

La musica punk che ha stravolto il mondo del rock verso la metà degli anni '70 ha subito nel tempo una radicale trasformazione che ne ha accresciuto la popolarità. La sua evoluzione ha portato il genere all'attenzione da parte dei circuiti di distribuzione mainstream, elevandolo quindi a fenomeno di massa. 

Il rovescio della medaglia di questa nuova condizione è rappresentato dal fatto che le band hanno perso o abbandonato quella che era la vera anima del punk, conservando di quella natura soltanto l'aspetto nominale e superficiale. I temi di morte, esistenzialismo, disagio sociale che erano la base del movimento ai suoi esordi vanno a cozzare con le tematiche blande e buoniste dei benpensanti. 

Un genere che nasce come risposta all'ipocrisia del sistema societario borghese non può apparire in determinati canali e contesti senza snaturarsi. L'underground è l'habitat naturale del punk, in cui è libero di esprimersi attraverso le sue velenose dinamiche.

The Scapegoat's Agony è l'album di debutto della band tedesca Coma Beach, una formazione punk che rimane fedele alla linea e che se ne frega delle convenzioni e del suo satinato mondo. Il disco che stiamo ascoltando è un concentrato di brutale energia che richiama alla mente i nomi più illustri del genere.

Sono tredici i brani che compongono questa opera prima che trasuda adrenalina e rabbia da ogni traccia. I testi sono scritti in inglese e condividono la visione esistenzialista di Samuel Beckett, lo spirito satirico di Douglas Adams ed il pessimismo di Schopenhauer.

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L'album indaga in maniera cruda e brutale tutte quelle sensazioni primordiali che caratterizzano l'essere umano. La rabbia, il dolore, l'isolamento, la misantropia ed il caos. I riff di chitarra sono pesanti e spigolosi, i tempi di batteria martellanti e ossessivi.

La voce del cantante, ruvida come la carta vetrata, urla i suoi testi in un contesto da incubo che colpisce ripetutamente l'ascoltatore con una violenza estrema. In alcuni episodi la band ci ricorda il suono e l'approccio malevolo dei primi Venom, mentre in altri momenti emerge la sulfurea influenza di formazioni come i Black Widow.

Il brano che dà lo start all'album, The Past Of The Future, è decisamente esplicativo di quello che la band ha intenzione di dimostrare, riscrivendo i canoni di un genere che sembra aver dimenticato, nel corso degli anni, quale fosse il suo compito e lo scopo della sua esistenza. Questo album si configura quindi come un manifesto di quella che era la mentalità e l'attitudine di uno dei generi più schietti esistenti.