CLARE EASDOWN - I Break
La luce filtra debolmente dalle serrande quasi completamente abbassate della nostra stanza.. Non sappiamo che giorno sia e sinceramente non ci interessa. Siamo completamente privi di forza e sentiamo come una morsa alla gola, un groppo che non può andare né in alto né in basso. Vorremmo urlare, ma non ce la facciamo.
Rimaniamo lì immobili mentre nella nostra testa si scatena l'inferno. Mille pensieri che pesano sul nostro petto. Vuoti, ci sentiamo completamente vuoti. Il nostro cervello sta urlando di dolore eppure non riusciamo a muovere neanche un dito. E' come se ci trovassimo sotto un lenzuolo pesante come il marmo da cui non possiamo scappare. Ci sentiamo a pezzi, la nostra anima lo è. Non ce la facciamo, semplicemente non ce la facciamo.
Le parole in apertura di questo articolo cercano di rappresentare i sentimenti che hanno ispirato l'ultimo singolo di Clare Easdown intitolato I Break. In questo brano etereo la cantante si espone in prima persona descrivendo attraverso le parole e la musica il debilitante senso di impotenza che prova chi è caduto vittima della depressione o di qualche altro disturbo di origine mentale. Il brano vede nuovamente la collaborazione del produttore Jeremy Burns.
I Break, pur affrontando un tema così delicato e sentito, riesce ad offrire empatia e comprensione a coloro che per un motivo o per l'altro si sentono vulnerabili ed impotenti di fronte a questa malattia dell'anima.
Il brano si apre su un tempo lento di batteria che procede a singhiozzo. Su questo, viene eseguito un arpeggio dissonante di chitarra ispirato alle ballad nu metal. Il basso elettrico è profondo e si contrappone simbolicamente alle parole cantate da Claire che sembrano rimanere sospese a mezz'aria, smorzate nell'entusiasmo. Dopo questa breve introduzione parte la base elettronica.
Forti bassi caratterizzano le strofe, vibrando fortemente come se provenissero dal fondo dell'inferno. Le strofe appaiono minimali e conoscono un carattere di ossessività ipnotica. Ogni strofa si configura come un pensiero persistente che torna a torturare la mente senza concedere spazio al pensiero razionale.
La voce rimbomba in un affascinante gioco di riverberi e delay che ingigantiscono l'ambiente con le loro armonizzazioni. A tratti la base si ferma come per far risaltare le parole, ma poi riparte sempre in modo martellante. I suoni sembrano strisciare come animali feroci e pericolosi, pronti a mordere.
Le parole creano un movimento vorticoso a spirale in cui l'ascoltatore viene trascinato sempre più in basso e da cui non è possibile fuggire. Il brano finisce con solo chitarra e voce che continuano ad inseguirsi, sfumando dolcemente verso l'oblio.
Un pezzo incredibilmente bello e profondo che continua a risuonare nelle nostre orecchie anche molto dopo averlo ascoltato.