BONES IN BUTTER - Scenes From The Metro
Esistono diversi modi per esprimere un concetto attraverso una canzone. Puntare sul testo è sicuramente quello più semplice e diretto. Nelle parole del brano si può trattare in modo più o meno esplicito un determinato argomento, caricando di metafore i versi o parlando in modo chiaro e conciso dell'oggetto che ha ispirato quella composizione.
Attraverso la musica strumentale i nostri sentimenti sono affidati nella loro veicolazione alle suggestione che note e accordi riescono a comunicare attraverso i particolari equilibri che compongono il tessuto musicale del brano. Ci sono poi altri modi per esternare situazioni e storie da raccontare che prevedono sia la presenza di parole, che un particolare utilizzo dei suoni che va a sottolineare in modo quasi didascalico il contesto in cui sono inserite le liriche.
Il brano Scenes From The Metro dei Bones In Butter è l'esempio perfetto di un pezzo che si discosta dalla tradizionale concezione della forma-canzone, mettendo in scena una composizione in cui parole, musica ed effettistica utilizzata creano un amalgama tangibile e quasi palpabile per la sua realistica interpretazione di un particolare evento e stato d'animo.
Il brano che stiamo prendendo in esame parla della metropolitana di Belgrado che rappresenta il sogno centenario di tutta la popolazione. Sogno che non ha mai visto la luce e che no si è mai concretizzato. La provocatoria canzone della band riesce ad esprimere questo sentimento comune alle genti di Belgrado attraverso l'utilizzo di particolari procedimenti compositivi.
Il brano ha un incedere lento e lamentoso in cui le voci che pervadono la traccia sembrano trascinarsi come fantasmi inquieti tra i tunnel mai costruiti dell'impianto metropolitano. L'intera canzone è permeata da dei suoni di sottofondo che richiamano alla mente il caratteristico eco delle gallerie del trasporto sotterraneo.
Il sound generale della canzone si ispira a quel tipo di lirismo lento e suadente che possiamo riscontrare in alcuni brani di David Bowie. La struttura della canzone è ossessiva e ripetitiva e sembra reincarnarsi continuamente come in un loop in cui si affacciano spiriti a raccontare la loro triste storia di disillusione.
L'aspetto spettrale della canzone è accentuato dal letargico accompagnamento del brano, sintetizzato dalla batteria che esegue un lento accompagnamento che sembra procedere quasi per inerzia, mentre le voci continuano ad accavallarsi in un procedimento allucinatorio in cui i suoni dei synth intervengono ad intermittenza, come fugaci apparizioni spiritiche desiderose anch'esse di poter partecipare al mood collettivo della popolazione.
Questo brano è un'ottima dimostrazione del potere della musica che riesce a descrivere come in un quadro realista le emozioni e le sensazioni che tormentano l'animo umano attraverso un collage di elementi che prende vita davanti ai nostri occhi.